Sophie

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distrib > Mandriva > 2010.0 > i586 > media > contrib-release > by-pkgid > 7ce9f5a38ba3a7d20482e74d18086033 > files > 168

howto-text-it-2006-5mdv2010.0.noarch.rpm

  Virtual Services Howto
  Brian Ackerman, brian@nycrc.net
  v2.1, 15 Agosto 1998

  Questo documento è stato scritto per soddisfare la crescente richiesta
  di informazioni sui servizi virtuali.  Traduzione a cura di Riccardo
  Fabris skizzo at mail.seta.it, su contributo iniziale di gAsp gasp at
  eponet.it, nel Maggio 1999.  Un grazie ai correttori della traduzione
  (l'onnipresente Giovanni Bortolozzo e gAsp).
  ______________________________________________________________________

  Indice Generale



  1. Introduzione
     1.1 Conoscenze richieste
     1.2 Scopo
     1.3 Commenti e critiche
     1.4 Archivio storico delle revisioni
     1.5 Copyright/Distribuzione

  2. IP Aliasing
  3. Virtuald
     3.1 Introduzione
     3.2 Inetd
     3.3 File di configurazione
     3.4 Codice sorgente

  4. Gli script di shell
     4.1 Virtfs
     4.2 Virtexec
     4.3 Note

  5. DNS
  6. Syslogd
     6.1 Problema
     6.2 Soluzione
        6.2.1 Impostare dei link
        6.2.2 Syslogd.init
     6.3 Syslogd multipli
        6.3.1 Uno per disco
        6.3.2 Uno per dominio

  7. FTP virtuale
     7.1 Inetd
     7.2 FTP anonimo
     7.3 Utenti dell'FTP virtuale

  8. Web virtuale
     8.1 Usando virtuald
        8.1.1 Non raccomandabile
        8.1.2 Inetd
        8.1.3 Httpd.conf
        8.1.4 Configurazione
        8.1.5 Httpd.init
     8.2 Usando Apache VirtualHost
        8.2.1 Access.conf
        8.2.2 Httpd.conf
        8.2.3 Srm.conf
        8.2.4 Httpd.init
     8.3 Overflow dei descrittori di file
        8.3.1 Attenzione!
        8.3.2 Server Apache multipli
     8.4 Server che condividono un unico IP
        8.4.1 Risparmiare indirizzi IP
        8.4.2 Inconveniente!
     8.5 Maggiori informazioni

  9. Mail/Pop virtuale
     9.1 Problema
     9.2 Soluzione
     9.3 La soluzione con Sendmail
        9.3.1 Introduzione
        9.3.2 Creare il file di configurazione di Sendmail
        9.3.3 Modificare il file di configurazione di Sendmail
        9.3.4 Consegna locale con Sendmail
        9.3.5 Posta tra domini virtuali con Sendmail: il trucco (Versioni precedenti la 8.8.6)
        9.3.6 Posta tra domini virtuali con Sendmail: Nuove funzionalità (Versioni successive alla 8.8.6)
        9.3.7 Sendmail.init
        9.3.8 Configurazione di inetd
     9.4 La soluzione con Qmail
        9.4.1 Introduzione
        9.4.2 Configurare i domini virtuali
        9.4.3 Configurare l'utente responsabile per il dominio
        9.4.4 Tcpserver
        9.4.5 Qmail.init
        9.4.6 Sorgenti
        9.4.7 Sorgenti
     9.5 Ringraziamenti

  10. Samba virtuale
     10.1 Configurazione
     10.2 Inetd
     10.3 Smb.init

  11. Altri servizi virtuali
  12. Conclusione
  13. FAQ


  ______________________________________________________________________

  11..  IInnttrroodduuzziioonnee

  11..11..  CCoonnoosscceennzzee rriicchhiieessttee

  Creare un sistema per servizi virtuali non è troppo difficile,
  tuttavia è richiesto qualcosa di più che una conoscenza di base.
  Questo documento non è un'introduzione alla configurazione completa di
  una macchina Linux.

  Per una piena comprensione di questo documento è necessario avere
  assoluta familiarità con quanto segue:


  ·  Compilazione del kernel Linux e aggiunta del supporto IP aliasing
     IP alias mini-HOWTO

  ·  Installazione e configurazione di dispositivi di rete NET-3 HOWTO

  ·  Configurazione di inetd NET-3 HOWTO

  ·  tradotto in italiano: NET-3 HOWTO

  ·  Pacchetti vari per il networking quali: Sendmail Apache Qmail SAMBA

  ·  Impostazione del DNS DNS HOWTO

  ·  Conoscenze base di amministrazione di sistemi Linux Systems
     Administrators's Guide

  ·  tradotto in italiano: Guida dell'Amministratore di Sistema

  ·  Conoscenze base sulla configurazione di un server web WWW HOWTO

  ·  tradotto in italiano: WWW-HOWTO

  Se non si è sicuri di conoscere le procedure concernenti uno qualsiasi
  dei componenti citati sopra, è FORTEMENTE raccomandato di prendere
  confidenza con tutti i pacchetti facendo riferimento ai link
  riportati. Io NON risponderò a messaggi di posta riguardanti gli
  argomenti sopra indicati. Rivolgete le vostre domande agli autori dei
  rispettivi HOWTO.



  11..22..  SSccooppoo

  La funzione dei servizi virtuali è quella di permettere ad una singola
  macchina di riconoscere indirizzi IP multipli senza il bisogno di
  schede di rete multiple. L'IP aliasing è un'opzione di compilazione
  del kernel che permette di assegnare a ciascuna interfaccia di rete
  più di un'indirizzo IP. Esso permette al kernel di gestire
  simultaneamente più indirizzi IP in modo trasparente, saltando da uno
  all'altro in rapida successione (`multiplexing'). All'utente sembrerà
  che ci sia più di un server.



  Il `multiplexing' permette che domini multipli (www.dominio1.com,
  www.dominio2.com eccetera) vengano ospitati sulla stessa macchina allo
  stesso costo di un unico dominio. Sfortunatamente la maggior parte dei
  servizi (FTP, web, mail) non sono stati progettati per gestire domini
  multipli. Allo scopo di farli lavorare correttamente è quindi
  necessario modificare sia i file di configurazione che il codice
  sorgente.  Questo documento descrive come apportare queste modifiche
  nel corso dell'impostazione di una macchina virtuale.


  Per poter far funzionare i servizi virtuali è anche richiesto un
  demone. I sorgenti di questo demone (virtuald) vengono forniti più
  avanti in questo documento.


  11..33..  CCoommmmeennttii ee ccrriittiicchhee

  Questo documento si espanderà man mano che i pacchetti verranno
  aggiornati e cambieranno le modifiche da apportare ai sorgenti o alla
  configurazione. Se ci sono parti di questo documento che non sono
  chiare potete mandarmi una e-mail con suggerimenti o domande. Allo
  scopo di facilitarmi il lavoro siete pregati di fare commenti
  specifici e di includere la sezione in questione. È importante che il
  messaggio di posta contenga la dicitura `VIRTSERVICES HOWTO' nel
  soggetto. Qualunque altro messaggio verrà considerato personale e,
  come sanno bene tutti i miei amici, io non sono solito leggere la mia
  posta personale ed è perciò probabile venga scartato assieme ai loro.


  Notate anche che i miei esempi sono solo esempi, quindi non dovrebbero
  essere copiati pari pari. Potreste avere infatti bisogno di inserire i
  vostri valori. Se avete dei problemi, potete inviarmi un'e-mail.
  Allegate tutti i file di configurazione pertinenti e i messaggi di
  errore che ricevete durante l'installazione. Ci darò un occhiata e vi
  invierò i miei suggerimenti.


  11..44..  AArrcchhiivviioo ssttoorriiccoo ddeellllee rreevviissiioonnii

  VV11..00

  Versione originaria


  VV11..11

  Corretto un errore nella sezione Web Virtuale.


  VV11..22

  Corretta la data.

  VV22..00


  Aggiornati i link html.

  Aggiornamenti alla sezione Web.

  Nuova opzione di Sendmail.

  Nuova sezione su Qmail.

  Aggiornata la sezione sul Syslog.

  Aggiornata la sezione sull'FTP.

  Opzione predefinita di Virtuald.

  Nuova sezione su Samba.

  Aggiornate le FAQ.


  VV22..11

  Cambiati tutti i percorsi in /usr/local.

  Aggiunta l'opzione di compilazione VERBOSELOG a virtuald.

  Corretto un bug di setuid/setgid in virtmailfilter.

  Corretto un bug di execl in virtmailfilter.

  Corretto un bug nella trasformazione minuscole/maiuscole in
  virtmailfilter.

  Corretta la variabile di ambiente sanity check in virtmailfilter.

  Tolto il codice mbox da virtmailfilter/virtmaildelivery.

  Aggiunta la sezione tcpserver.init pop per Qmail.

  Aggiunta la sezione riguardante gli alias dei nomi di dominio alle
  FAQ.


  11..55..  CCooppyyrriigghhtt//DDiissttrriibbuuzziioonnee

  [Questa parte viene lasciata in originale per motivi legali N.d.T.]

  This document is Copyright (c) 1997 by The Computer Resource Center
  Inc.


  A verbatim copy may be reproduced or distributed in any medium
  physical or electronic without permission of the author. Translations
  are similiarly permitted without express permission if it includes a
  notice on who translated it. Commercial redistribution is allowed and
  encouraged; however please notify Computer Resource Center of any such
  distributions.


  Excerpts from the document may be used without prior consent provided
  that the derivative work contains the verbatim copy or a pointer to a
  verbatim copy.


  Permission is granted to make and distribute verbatim copies of this
  document provided the copyright notice and this permission notice are
  preserved on all copies.


  In short, we wish to promote dissemination of this information through
  as many channels as possible. However, I do wish to retain copyright
  on this HOWTO document, and would like to be notified of any plans to
  redistribute this HOWTO.


  22..  IIPP AAlliiaassiinngg

  L'IP Aliasing è un'opzione di compilazione del kernel che deve essere
  abilitata per permettere il `virtual hosting'. Esiste già un mini-
  HOWTO sull'argomento IP aliasing.  Si prega di consultarlo per
  questioni che riguardano la sua impostazione.


  33..  VViirrttuuaalldd

  33..11..  IInnttrroodduuzziioonnee

  Ogni connessione di rete è basata su due coppie di indirizzi IP e
  porte. L'`API' (Applications Program Interface) per la programmazione
  di rete viene chiamata `Socket API'. Un `socket' si comporta come un
  file aperto, con operazioni di lettura/scrittura su di esso è
  possibile scambiare dati su una connessione di rete. C'è una funzione
  chiamata getsockname che restituisce l'indirizzo IP del socket locale.
  Virtuald in primo luogo utilizza getsockname per determinare a quale
  indirizzo IP della macchina locale si vuole accedere. Quindi legge da
  un file di configurazione quale directory è associata a tale indirizzo
  IP. Virtuald fa chroot a quella directory e passa la connessione al
  servizio. Chroot reimposta `/', la directory radice, in un nuovo punto
  dell'albero delle directory, in modo tale che il programma in
  esecuzione non possa accedere a nulla fuori da questo ramo.  Quindi
  ogni indirizzo IP è associato ad un proprio filesystem virtuale. Tutto
  ciò è trasparente per il programma di rete, che si comporterà come se
  niente fosse successo. Virtuald può quindi essere utilizzato insieme
  con un programma come inetd per rendere virtuale un servizio.


  33..22..  IInneettdd

  Inetd è un super server di rete che sta in ascolto su varie porte e,
  quando riceve una connessione (ad esempio, una richiesta pop in
  entrata), effettua la fase di negoziazione e passa la connessione ad
  un programma che gestisce lo specifico servizio. Questo per evitare
  che vengano eseguiti dei servizi che restano inattivi quando
  inutilizzati.


  Un file /etc/inetd.conf standard appare così:


  ftp stream tcp nowait root /usr/sbin/tcpd \
          wu.ftpd -l -a
  pop-3 stream tcp nowait root /usr/sbin/tcpd \
          in.qpop -s



  Il file /etc/inetd.conf di un sistema in cui si utilizza virtuald
  appare così:


  ftp stream tcp nowait root /usr/local/bin/virtuald \
          virtuald /virtual/conf.ftp wu.ftpd -l -a
  pop-3 stream tcp nowait root /usr/local/bin/virtuald \
          virtuald /virtual/conf.pop in.qpop -s



  33..33..  FFiillee ddii ccoonnffiigguurraazziioonnee

  Ciascun servizio ha un file di configurazione che controlla quali
  indirizzi IP e directory sono autorizzati per quel servizio.  Si può
  avere o un unico file principale oppure più file di configurazione, se
  si desidera che ad ogni servizio sia associato una lista diversa di
  domini. Un tipico file di configurazione appare così:


  # Questo è un commento e allo stesso modo vengono trattate le linee vuote

  # Formato: IndirizzoIP [spazio] directory [nessun spazio]
  10.10.10.129 /virtual/domain1.com
  10.10.10.130 /virtual/domain2.com
  10.10.10.157 /virtual/domain3.com

  # Opzione predefinita per tutti gli altri indirizzi IP
  default /



  33..44..  CCooddiiccee ssoorrggeennttee

  Questo è il codice sorgente in C del programma virtuald. È necessario
  compilarlo e installarlo in /usr/local/bin con permessi 0755, utente
  root, e gruppo root. L'unica opzione di compilazione è VERBOSELOG che
  attiva/disattiva la registrazione delle connessioni nei file di log:



  #include <netinet/in.h>
  #include <sys/socket.h>
  #include <arpa/inet.h>
  #include <stdarg.h>
  #include <unistd.h>
  #include <string.h>
  #include <syslog.h>
  #include <stdio.h>

  #undef VERBOSELOG

  #define BUFSIZE 8192

  int getipaddr(char **ipaddr)
  {
          struct sockaddr_in virtual_addr;
          static char ipaddrbuf[BUFSIZE];
          int virtual_len;
          char *ipptr;

          virtual_len=sizeof(virtual_addr);
          if (getsockname(0,(struct sockaddr *)&virtual_addr,&virtual_len)<0)
          {
                  syslog(LOG_ERR,"getipaddr: getsockname failed: %m");
                  return -1;
          }
          if (!(ipptr=inet_ntoa(virtual_addr.sin_addr)))
          {
                  syslog(LOG_ERR,"getipaddr: inet_ntoa failed: %m");
                  return -1;
          }
          strncpy(ipaddrbuf,ipptr,sizeof(ipaddrbuf)-1);
          *ipaddr=ipaddrbuf;
          return 0;
  }

  int iptodir(char **dir,char *ipaddr,char *filename)
  {
          char buffer[BUFSIZE],*bufptr;
          static char dirbuf[BUFSIZE];
          FILE *fp;

          if (!(fp=fopen(filename,"r")))
          {
                  syslog(LOG_ERR,"iptodir: fopen failed: %m");
                  return -1;
          }
          *dir=NULL;
          while(fgets(buffer,BUFSIZE,fp))
          {
                  buffer[strlen(buffer)-1]=0;
                  if (*buffer=='#' || *buffer==0)
                          continue;
                  if (!(bufptr=strchr(buffer,' ')))
                  {
                          syslog(LOG_ERR,"iptodir: strchr failed");
                          return -1;
                  }
                  *bufptr++=0;
                  if (!strcmp(buffer,ipaddr))
                  {
                          strncpy(dirbuf,bufptr,sizeof(dirbuf)-1);
                          *dir=dirbuf;
                          break;
                  }
                  if (!strcmp(buffer,"default"))
                  {
                          strncpy(dirbuf,bufptr,sizeof(dirbuf)-1);
                          *dir=dirbuf;
                          break;
                  }
          }
          if (fclose(fp)==EOF)
          {
                  syslog(LOG_ERR,"iptodir: fclose failed: %m");
                  return -1;
          }
          if (!*dir)
          {
                  syslog(LOG_ERR,"iptodir: ip not found in conf file");
                  return -1;
          }
          return 0;
  }

  int main(int argc,char **argv)
  {
          char *ipaddr,*dir;

          openlog("virtuald",LOG_PID,LOG_DAEMON);

  #ifdef VERBOSELOG
          syslog(LOG_ERR,"Virtuald Starting: $Revision: 1.49 $");
  #endif
          if (!argv[1])
          {
                  syslog(LOG_ERR,"invalid arguments: no conf file");
                  exit(0);
          }
          if (!argv[2])
          {
                  syslog(LOG_ERR,"invalid arguments: no program to run");
                  exit(0);
          }
          if (getipaddr(&ipaddr))
          {
                  syslog(LOG_ERR,"getipaddr failed");
                  exit(0);
          }
  #ifdef VERBOSELOG
          syslog(LOG_ERR,"Incoming ip: %s",ipaddr);
  #endif
          if (iptodir(&dir,ipaddr,argv[1]))
          {
                  syslog(LOG_ERR,"iptodir failed");
                  exit(0);
          }
          if (chroot(dir)<0)
          {
                  syslog(LOG_ERR,"chroot failed: %m");
                  exit(0);
          }
  #ifdef VERBOSELOG
          syslog(LOG_ERR,"Chroot dir: %s",dir);
  #endif
          if (chdir("/")<0)
          {
                  syslog(LOG_ERR,"chdir failed: %m");
                  exit(0);
          }
          if (execvp(argv[2],argv+2)<0)
          {
                  syslog(LOG_ERR,"execvp failed: %m");
                  exit(0);
          }

          closelog();

          exit(0);
  }



  44..  GGllii ssccrriipptt ddii sshheellll

  44..11..  VViirrttffss

  Ciascun dominio dovrebbe avere una propria struttura di directory.
  Dal momento che si sta usando chroot bisognerà inserirvi un duplicato
  di tutti i file necessari, come librerie condivise, file binari, file
  di configurazione eccetera. Io utilizzo /virtual/domain1.com per
  ciascun dominio che creo.


  Tutto ciò occupa dello spazio su disco, ma è comunque meno costoso di
  una nuova macchina con tanto di schede di rete. Se è veramente
  necessario risparmiare spazio su disco, si possono collegare insieme
  tutte le copie dei file con degli hard link, in modo che esista
  effettivamente solo una copia di ogni file binario. Il filesystem che
  utilizzo io occupa poco più di 2Mbyte. Comunque lo script che segue
  tenta di copiare tutti i file dal filesystem principale in modo da
  essere il più generico possibile.



  Ecco un esempio di semplice script virtfs:



  #!/bin/sh

  echo '$Revision: 1.49 $'

  echo -n "Inserisci il nome di dominio: "
  read domain

  if [ "$domain" = "" ]
  then
          echo Non è stato inserito niente: esecuzione interrotta
          exit 0
  fi

  leadingdir=/virtual

  echo -n "Inserire la directory principale: (Scelta predefinita: $leadingdir): "
  read ans

  if [ "$ans" != "" ]
  then
          leadingdir=$ans
  fi

  newdir=$leadingdir/$domain

  if [ -d "$newdir" ]
  then
          echo La nuova directory: $newdir: è già esistente
          exit 0
  else
          echo La nuova directory è: $newdir
  fi

  echo Crea $newdir
  mkdir -p $newdir

  echo Crea bin
  cp -pdR /bin $newdir

  echo Crea dev
  cp -pdR /dev $newdir

  echo Crea dev/log
  ln -f /virtual/log $newdir/dev/log

  echo Crea etc
  mkdir -p $newdir/etc
  for i in /etc/*
  do
          if [ -d "$i" ]
          then
                  continue
          fi
          cp -pd $i $newdir/etc
  done

  echo Crea etc/skel
  mkdir -p $newdir/etc/skel

  echo Crea home
  for i in a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z
  do
          mkdir -p $newdir/home/$i
  done

  echo Crea home/c/crc
  mkdir -p $newdir/home/c/crc
  chown crc.users $newdir/home/c/crc

  echo Crea lib
  mkdir -p $newdir/lib
  for i in /lib/*
  do
          if [ -d "$i" ]
          then
                  continue
          fi
          cp -pd $i $newdir/lib
  done

  echo Crea proc
  mkdir -p $newdir/proc

  echo Crea sbin
  cp -pdR /sbin $newdir

  echo Crea tmp
  mkdir -p -m 0777 $newdir/tmp
  chmod +t $newdir/tmp

  echo Crea usr
  mkdir -p $newdir/usr

  echo Crea usr/bin
  cp -pdR /usr/bin $newdir/usr

  echo Crea usr/lib
  mkdir -p $newdir/usr/lib

  echo Crea usr/lib/locale
  cp -pdR /usr/lib/locale $newdir/usr/lib

  echo Crea usr/lib/terminfo
  cp -pdR /usr/lib/terminfo $newdir/usr/lib

  echo Crea usr/lib/zoneinfo
  cp -pdR /usr/lib/zoneinfo $newdir/usr/lib

  echo Crea usr/lib/\*.so\*
  cp -pdR /usr/lib/*.so* $newdir/usr/lib

  echo Crea usr/sbin
  cp -pdR /usr/sbin $newdir/usr

  echo Fa un link a usr/tmp
  ln -s /tmp $newdir/usr/tmp

  echo Crea var
  mkdir -p $newdir/var

  echo Crea var/lock
  cp -pdR /var/lock $newdir/var

  echo Crea var/log
  mkdir -p $newdir/var/log

  echo Crea var/log/wtmp
  cp /dev/null $newdir/var/log/wtmp

  echo Crea var/run
  cp -pdR /var/run $newdir/var

  echo Crea var/run/utmp
  cp /dev/null $newdir/var/run/utmp

  echo Crea var/spool
  cp -pdR /var/spool $newdir/var

  echo Fa un link a var/tmp
  ln -s /tmp $newdir/var/tmp

  echo Crea var/www/html
  mkdir -p $newdir/var/www/html
  chown webmast.www $newdir/var/www/html
  chmod g+s $newdir/var/www/html

  echo Crea var/www/master
  mkdir -p $newdir/var/www/master
  chown webmast.www $newdir/var/www/master

  echo Crea var/www/server
  mkdir -p $newdir/var/www/server
  chown webmast.www $newdir/var/www/server

  exit 0



  44..22..  VViirrtteexxeecc


  Per poter eseguire dei comandi in un ambiente virtuale bisogna prima
  fare chroot nella directory prefissata e poi eseguire il comando.  Ho
  scritto un apposito script di shell chiamato virtexec che fa questo
  per un qualsiasi comando:



  #!/bin/sh

  echo '$Revision: 1.49 $'

  BNAME=`basename $0`
  FIRST4CHAR=`echo $BNAME | cut -c1-4`
  REALBNAME=`echo $BNAME | cut -c5-`

  if [ "$BNAME" = "virtexec" ]
  then
          echo Non si può eseguire direttamente virtexec: è NECESSARIO un link simbolico
          exit 0
  fi

  if [ "$FIRST4CHAR" != "virt" ]
  then
          echo Il link simbolico non è a una funzione virt
          exit 0
  fi

  list=""
  num=1
  for i in /virtual/*
  do
          if [ ! -d "$i" ]
          then
                  continue
          fi
          if [ "$i" = "/virtual/lost+found" ]
          then
                  continue
          fi
          list="$list $i $num"
          num=`expr $num + 1`
  done

  if [ "$list" = "" ]
  then
          echo Non esistono ambienti virtuali
          exit 0
  fi

  dialog --clear --title 'Virtexec' --menu Pick 20 70 12 $list 2> /tmp/menu.$$
  if [ "$?" = "0" ]
  then
          newdir=`cat /tmp/menu.$$`
  else
          newdir=""
  fi
  tput clear
  rm -f /tmp/menu.$$

  echo '$Revision: 1.49 $'

  if [ ! -d "$newdir" ]
  then
          echo La nuova directory: $newdir: NON ESISTE
          exit 0
  else
          echo Nuova directory: $newdir
  fi

  echo bname: $BNAME

  echo realbname: $REALBNAME

  if [ "$*" = "" ]
  then
          echo args: none
  else
          echo args: $*
  fi

  echo Spostamento in $newdir
  cd $newdir

  echo Esecuzione del programma $REALBNAME

  chroot $newdir $REALBNAME $*

  exit 0



  Si prega di notare che lo script funziona solo se si ha installato sul
  proprio sistema il programma dialog. Per usare virtexec basta
  collegare con un link simbolico un programma a virtexec. Ad esempio:


  ln -s /usr/local/bin/virtexec /usr/local/bin/virtpasswd
  ln -s /usr/local/bin/virtexec /usr/local/bin/virtvi
  ln -s /usr/local/bin/virtexec /usr/local/bin/virtpico
  ln -s /usr/local/bin/virtexec /usr/local/bin/virtemacs
  ln -s /usr/local/bin/virtexec /usr/local/bin/virtmailq



  In questo modo quando si digiterà virtvi o virtpasswd o virtmailq si
  potrà editare un file con vi, cambiare la password di un utente o
  controllare la coda di posta sul proprio sistema virtuale. Si possono
  creare tanti link simbolici a virtexec quanti occorrono. Da notare
  che, se il programma richiede una libreria condivisa, essa deve
  trovarsi nel filesystem virtuale, così come il file binario stesso.


  44..33..  NNoottee

  Di solito io installo tutti gli script in /usr/local/bin. Tutto ciò
  che non voglio compaia nel filesystem virtuale lo metto in /usr/local.
  Lo script non copia alcun file di /usr/local nel filesystem virtuale.
  È importante che ogni file che non deve trovarsi in tutti i filesystem
  virtuali venga rimosso. Ad esempio, sul mio sistema è installato ssh
  ed io non voglio che la chiave privata per il server sia disponibile
  su tutti i filesystem virtuali, così lo cancello da ciascun filesystem
  virtuale dopo aver lanciato virtfs. Oltre a questo, cambio anche
  resolv.conf e rimuovo per ragioni legali tutto ciò che contiene un
  riferimento ad un altro dominio. Ad esempio, /etc/hosts /etc/HOSTNAME.


  Questi sono i programmi che ho collegato con un link simbolico a
  virtexec:


  ·  virtpasswd -- cambia la password di un utente

  ·  virtadduser -- crea un utente

  ·  virtdeluser -- cancella un utente

  ·  virtsmbstatus -- visualizza lo stato di SAMBA


  ·  virtvi -- edita un file

  ·  virtmailq -- controlla var/spool/mqueue

  ·  virtnewaliases -- ricostruisce la tabella degli alias


  55..  DDNNSS

  Il DNS può essere configurato normalmente. C'è un HOWTO sul DNS.


  66..  SSyyssllooggdd

  66..11..  PPrroobblleemmaa

  Syslogd è il programma utilità di registrazione dei messaggi dei
  servizi tipicamente utilizzato sui sistemi UNIX. Syslogd è un demone
  che apre un file speciale chiamato FIFO. Una FIFO è un file speciale
  che si comporta come una `pipe'. Tutto ciò che viene mandato sul lato
  scrittura uscirà sul lato lettura. Ci sono delle funzioni C che
  scrivono sul lato scrittura. Se un programma utilizza tali funzioni C
  l'output verrà mandato al syslogd.


  Ci si ricordi che si è impostato un ambiente chroot e che la FIFO da
  cui syslogd sta leggendo (/dev/log) non è presente.  Questo significa
  che [in assenza di opportune modifiche N.d.T.] a syslogd non
  giungeranno i messaggi provenienti dagli ambienti virtuali.


  66..22..  SSoolluuzziioonnee

  66..22..11..  IImmppoossttaarree ddeeii lliinnkk


  Syslogd è in grado di utilizzare una FIFO differente se specificata
  sulla riga di comando:


  syslogd -p /virtual/log



  Poi si colleghi con un link simbolico /dev/log a /virtual/log con:


  ln -sf /virtual/log /dev/log



  Infine si colleghino con hard link tutte le copie di /dev/log a questo
  file con:


  ln -f /virtual/log /virtual/domain1.com/dev/log



  Lo script virtfs soprariportato fa già tutto questo. Dato che /virtual
  si trova su un unico disco e i file /dev/log sono collegati con hard
  link, essi hanno lo stesso numero di inode e puntano agli stessi dati.
  Chroot non può impedirlo, così ora tutti i /dev/log virtuali
  funzioneranno. Si noti che tutti i messaggi provenienti dai vari
  ambienti virtuali verranno registrati assieme. È possibile comunque
  ideare programmi separati per filtrare le informazioni che
  interessano.


  66..22..22..  SSyyssllooggdd..iinniitt

  Questa versione di syslogd.init effettua un hard link a /dev/log ad
  ogni suo avvio poiché syslogd cancella e crea la FIFO /dev/log ad ogni
  sua nuova esecuzione. Ecco una versione modificata del file
  syslogd.init:


  #!/bin/sh

  . /etc/rc.d/init.d/functions

  case "$1" in
    start)
          echo -n "Ora viene fatto l'hard link a dev log: "
          ln -sf /virtual/log /dev/log
          echo done
          echo -n "Lancio dei demoni di log di sistema: "
          daemon syslogd -p /virtual/log
          daemon klogd
          echo
          echo -n "Ora viene fatto il link dei dev log virtuali: "
          for i in /virtual/*
          do
                  if [ ! -d "$i" ]
                  then
                          continue
                  fi
                  if [ "$i" = "/virtual/lost+found" ]
                  then
                          continue
                  fi
                  ln -f /virtual/log $i/dev/log
                  echo -n "."
          done
          echo " done"
          touch /var/lock/subsys/syslogd
          ;;
    stop)
          echo -n "Arresto dei demoni di log di sistema: "
          killproc syslogd
          killproc klogd
          echo
          rm -f /var/lock/subsys/syslogd
          ;;
    *)
          echo "Impiego: syslogd {start|stop}"
          exit 1
  esac

  exit 0



  66..33..  SSyyssllooggdd mmuullttiippllii

  66..33..11..  UUnnoo ppeerr ddiissccoo

  Se c'è carenza di spazio in un filesystem e bisogna suddividere i
  domini virtuali su più dischi, ci si ricordi che gli hard link non
  funzionano tra dischi diversi. Questo significa che bisognerà lanciare
  un syslogd distinto per ogni gruppo di domini di un disco.  Ad
  esempio, se ci fossero tredici domini su /virtual1 e quindici su
  /virtual2, si dovrebbero collegare tramite hard link i tredici domini
  a /virtual1/log e lanciare un syslogd con syslogd -p /virtual1/log,
  poi collegare con hard link gli altri quindici domini a /virtual2/log
  e lanciare un altro syslogd con syslogd -p /virtual2/log.


  66..33..22..  UUnnoo ppeerr ddoommiinniioo

  Se si preferisce non accentrare i log in un unico posto è possibile
  lanciare un syslogd per dominio. Questo metodo comporta uno spreco di
  risorse di sistema (ci sono più processi attivi), quindi non lo
  raccomando, ma è più facile da implementare di quello precedente. È
  necessario modificare il file syslogd.init affinché il syslogd venga
  mandato in esecuzione con chroot /virtual/domain1.com syslogd e questo
  per ciascun dominio.  Così facendo ogni syslogd verrà eseguito
  all'interno dell'ambiente di chroot e i log dei vari ambienti virtuali
  si troveranno singolarmente in /virtual/domain1.com/var/log piuttosto
  che tutti assieme in un solo /var/log. Non bisogna dimenticare di
  lanciare un syslogd normale per il sistema principale e un demone di
  log del kernel klogd.


  77..  FFTTPP vviirrttuuaallee

  77..11..  IInneettdd

  Wu-ftpd viene fornito con un supporto interno alla virtualizzazione.
  Ad ogni modo non si possono avere file di password separati per ogni
  dominio.  Ad esempio, se bob@domain1.com and bob@domain2.com vogliono
  entrambi un account, è necessario assegnare nomiutente diversi, come
  bob e bob2, o chiedere ad uno dei due utenti di scegliere un
  nomeutente diverso. Ora invece abbiamo un filesystem virtuale per ogni
  dominio, quindi file delle password separati, e questo problema non
  sussiste. È sufficiente creare gli script virtnewuser e virtpasswd nel
  modo summenzionato e la configurazione è completa.


  Le voci di inetd.conf per wu-ftpd:


  ftp stream tcp nowait root /usr/local/bin/virtuald \
          virtuald /virtual/conf.ftp wu.ftpd -l -a



  77..22..  FFTTPP aannoonniimmoo

  Le cose non cambiano usando virtuald. È sufficiente creare l'utente
  FTP in /virtual/domain1.com/etc/passwd come si farebbe normalmente.


  ftp:x:14:50:Anonymous FTP:/var/ftp:/bin/false



  Poi bisogna configurare la directory per l'FTP anonimo. Ci sono file
  delle password distinti per ogni singolo dominio, per cui è possibile
  limitare l'FTP anonimo a un qualsivoglia numero di essi. Si noti che,
  dato che il server FTP si trova già in un ambiente di chroot nella
  directory /virtual/domain1.com, non è necessario premettere alcun
  percorso.



  77..33..  UUtteennttii ddeellll''FFTTPP vviirrttuuaallee

  Wu-ftpd supporta l'utilizzo del gruppo guest. Ciò permette di creare
  aree FTP differenti per ciascun utente. Il server FTP effettua un
  chroot sull'area specificata in modo che l'utente non possa uscire da
  quel ramo dell'albero delle directory. Gli utenti creati in questo
  modo all'interno di un dominio virtuale non potranno vedere i file di
  sistema.


  Si aggiunga il gruppo guest al file /virtual/domain1.com/etc/ftpaccess
  file.


  Si crei una voce /virtual/domain1.com/etc/passwd con la directory di
  chroot e la directory home di partenza separate da /./:


  guest1:x:8500:51:Guest FTP:/home/g/guest1/./incoming:/bin/false



  Infine si configuri la directory home di guest come si farebbe per
  l'FTP anonimo. Ci sono file delle password distinti per ciascun
  dominio, quindi è possibile specificare quali domini hanno account
  guest e quali utenti sono utenti guest all'interno di un dominio. Si
  noti che, dato che il server FTP si trova già in un ambiente di chroot
  nella directory /virtual/domain1.com, non è necessario premettere
  alcun percorso.


  88..  WWeebb vviirrttuuaallee

  88..11..  UUssaannddoo vviirrttuuaalldd

  88..11..11..  NNoonn rraaccccoommaannddaabbiillee

  Apache ha un supporto interno per i domini virtuali. È il solo
  programma di cui raccomando di usare le funzionalità interne per la
  gestione dei domini virtuali. Ogniqualvolta si lancia qualcosa
  attraverso inetd c'è un prezzo da pagare: il programma deve ripartire
  da zero ogni volta che ne viene richiesta l'esecuzione. Questo causa
  un rallentamento nel tempi di risposta, che è accettabile per la gran
  parte dei servizi, ma inaccettabile per quello web. Apache ha anche un
  meccanismo per impedire connessioni quando ce ne siano troppe in
  entrata, che potrebbe essere un fattore critico anche per siti con un
  volume di traffico medio.


  Detto in poche parole, rendere virtuale Apache con virtuald è una
  pessima idea. Virtuald trova la sua ragion d'essere nel colmare le
  lacune di servizi che non hanno la capacità di gestire in proprio i
  domini virtuali. Virtuald non è pensato per rimpiazzare del codice di
  buona qualità che sia in grado di svolgere da sé questo compito.


  Per coloro che sono abbastanza sconsiderati da farlo comunque,
  malgrado quanto detto sopra, ecco come fare:


  88..11..22..  IInneettdd

  Modificare /etc/inetd.conf


  vi /etc/inetd.conf # Aggiungi questa linea
  www stream tcp nowait www /usr/local/bin/virtuald \
          virtuald /virtual/conf.www httpd -f /var/www/conf/httpd.conf



  88..11..33..  HHttttppdd..ccoonnff

  Modificare /var/www/conf/httpd.conf


  vi /var/www/conf/httpd.conf # O dovunque si trovino i file di configurazione

  Dovrebbe esserci:
  ServerType standalone

  Rimpiazzare la riga con:
  ServerType inetd



  88..11..44..  CCoonnffiigguurraazziioonnee

  Si configuri poi ogni singola istanza del server Apache come si
  farebbe usandolo per un singolo dominio.


  88..11..55..  HHttttppdd..iinniitt

  Non è necessario un file httpd.init, dato che il programma server
  viene eseguito attraverso inetd.


  88..22..  UUssaannddoo AAppaacchhee VViirrttuuaallHHoosstt

  Apache ha tre file di configurazione access.conf, httpd.conf, e
  srm.conf. Le versioni recenti di Apache hanno reso non necessari i tre
  file di configurazione. Comunque ho trovato che suddividere la
  configurazione in tre sezioni ne semplifica la gestione, per cui
  continuerò a fare così in questo HOWTO.


  88..22..11..  AAcccceessss..ccoonnff

  Questo file di configurazione è usato per controllare l'accesso alle
  directory della struttura del sito. Ecco una configurazione di esempio
  che mostra come si possano gestire opzioni differenti per ciascun
  dominio:



  # /var/www/conf/access.conf: Configurazione di accesso globale

  # Le opzioni sono ereditate dalla directory genitore
  # Configura la directory principale con le opzioni predefinite
  <Directory />
  AllowOverride None
  Options Indexes
  </Directory>

  # Fornisce a un dominio una directory protetta da password
  <Directory /virtual/domain1.com/var/www/html/priv>
  AuthUserFile /var/www/passwd/domain1.com-priv
  AuthGroupFile /var/www/passwd/domain1.com-priv-g
  AuthName PRIVSECTION
  AuthType Basic
  <Limit GET PUT POST>
  require valid-user
  </Limit>
  </Directory>

  # Permette i Server Side Include in un altro dominio
  <Directory /virtual/domain2.com/var/www/html>
  Options IncludesNOEXEC
  </Directory>



  88..22..22..  HHttttppdd..ccoonnff

  Questo file di configurazione è usato per gestire le opzioni
  principali del server Apache. Ecco una configurazione di esempio che
  mostra come si possano gestire opzioni differenti per ciascun dominio:



  # /var/www/conf/httpd.conf: File principale di configurazione del server

  # Inizio: sezione principale di configurazione

  # La riga seguente è necessaria dato che non si sta usando inetd
  ServerType standalone

  # Porta sulla quale gira il server
  Port 80

  # Registra nei log gli host dei client con i loro nomi piuttosto che con
  # gli indirizzi IP
  HostnameLookups on

  # Utente con i privilegi del quale gira il server
  User www
  Group www

  # Collocazione dei file di configurazione, di errore e di log
  ServerRoot /var/www

  # File in cui si trova l'identificatore di processo (Process Id) del server
  PidFile /var/run/httpd.pid

  # File di informazioni sullo stato interno del server
  ScoreBoardFile /var/www/logs/apache_status

  # Opzioni di Timeout e KeepAlive
  Timeout 400
  KeepAlive 5
  KeepAliveTimeout 15

  # Limitazioni per i server in esecuzione
  MinSpareServers 5
  MaxSpareServers 10
  StartServers 5
  MaxClients 150
  MaxRequestsPerChild 30

  # Fine: sezione principale di configurazione

  # Inizio: sezione host virtuale

  # Specifica le coppie IP:porta su cui il demone accetta connessioni
  # Io ho una direttiva per ogni IP necessario in modo da poter
  # ignorare esplicitamente certi domini
  Listen 10.10.10.129:80
  Listen 10.10.10.130:80

  # La direttiva VirtualHost permette di specificare un altro dominio
  # virtuale sul server. La maggior parte delle opzioni di Apache possono
  # essere specificate all'interno di questa sezione.
  <VirtualHost www.domain1.com>

  # Indirizzo di e-mail da contattare in caso di errori
  ServerAdmin webmaster@domain1.com

  # Collocazione dei documenti web nel dominio virtuale
  DocumentRoot /virtual/domain1.com/var/www/html

  # Nome di dominio del server
  ServerName www.domain1.com

  # File di Log relativi alla direttiva ServerRoot
  ErrorLog logs/domain1.com-error_log
  TransferLog logs/domain1.com-access_log
  RefererLog logs/domain1.com-referer_log
  AgentLog logs/domain1.com-agent_log

  # Usa gli script CGI in questo dominio
  ScriptAlias /cgi-bin/ /var/www/cgi-bin/domain1.com/
  AddHandler cgi-script .cgi
  AddHandler cgi-script .pl
  </VirtualHost>

  <VirtualHost www.domain2.com>

  # Indirizzo di e-mail da contattare in caso di errori
  ServerAdmin webmaster@domain2.com

  # Collocazione delle pagine web nel dominio virtuale
  DocumentRoot /virtual/domain2.com/var/www/html

  # Nome di dominio del server
  ServerName www.domain2.com

  # File di Log relativi alla direttiva ServerRoot
  ErrorLog logs/domain2.com-error_log
  TransferLog logs/domain2.com-access_log
  RefererLog logs/domain2.com-referer_log
  AgentLog logs/domain2.com-agent_log

  # Niente script CGI per questo host virtuale
  </VirtualHost>
  # Fine: sezione host virtuale



  88..22..33..  SSrrmm..ccoonnff

  Questo file di configurazione viene usato per controllare il modo in
  cui vengono processate le richieste e il formato dei risultati. Non ci
  sono modifiche particolari da apportare per i domini virtuali. Il file
  di configurazione di esempio dovrebbe andar bene.


  88..22..44..  HHttttppdd..iinniitt

  Non si devono apportate modifiche particolari al file httpd.init. Si
  può usare quello standard, compreso nella configurazione di Apache.


  88..33..  OOvveerrffllooww ddeeii ddeessccrriittttoorrii ddii ffiillee

  88..33..11..  AAtttteennzziioonnee!!

  Quanto si dirà si applica solo al server Apache eseguito come
  `standalone' (indipendente). Se il programma server viene eseguito
  attraverso inetd, esso non interagisce con gli altri domini, per cui
  ha un'intera tabella di descrittori di file per ogni dominio.


  Ogni file di log che il server Apache apre significa un descrittore di
  file in più per il processo. C'è un limite di 256 descrittori di file
  per processo in Linux. Dato che si gestiscono più domini con un unico
  server web, si usano un mucchio di descrittori di file. Se un solo
  server web Apache, che è un processo singolo, supporta troppi domini,
  è possibile causare un overflow in questa tabella. Ciòsignificherebbe
  la mancata registrazione di alcuni log e l'impossibilità di eseguire
  script CGI.

  88..33..22..  SSeerrvveerr AAppaacchhee mmuullttiippllii

  Se si ipotizza l'uso di cinque descrittori di file per dominio, si
  possono gestire 50 domini su un solo server Apache senza nessun
  problema. Comunque, nel caso si riscontrino problemi del genere, si
  può creare /var/www1 con un server Apache che s'incarichi dei domini
  da domain1 a domain25 e /var/www2 con un server Apache che gestisca i
  domini dal domain26 al domain50 e così via.  Così facendo ogni server
  avrà la propria directory di file di configurazione, di errore e di
  log. Ogni server dovrà essere configurato separatamente, ognuno con le
  proprie direttive Listen e VirtualHost. Non ci si dimentichi di
  lanciare più server tramite il proprio file httpd.init.


  88..44..  SSeerrvveerr cchhee ccoonnddiivviiddoonnoo uunn uunniiccoo IIPP

  88..44..11..  RRiissppaarrmmiiaarree iinnddiirriizzzzii IIPP

  HTTP (HyperText Transfer Protocol) versione 1.1 fornisce una
  funzionalità per comunicare il nome di dominio del server al client.
  Ciò significa che il client non ha necessità di risolvere il nome del
  server a partire dall'indirizzo IP. Perciò due server virtuali
  potranno avere gli stessi indirizzi IP ed essere siti web diversi. La
  configurazione di Apache è la stessa di sopra eccetto che non sarà
  necessario inserire direttive Listen differenti, dato che i due domini
  avranno lo stesso IP.


  88..44..22..  IInnccoonnvveenniieennttee!!

  Il solo problema è che virtuald usa gli indirizzi IP per distinguere
  tra i vari domini. Nella sua stesura attuale, [nel caso si condividano
  indirizzi IP N.d.T.] virtuald non sarebbe in grado di eseguire il
  chroot a differenti directory di spool per ogni dominio.  Perciò il
  servizio di posta risponderebbe solo a livello di singolo indirizzo IP
  e non ci sarebbe più una singola directory di spool per ogni dominio.
  Tutti i client del medesimo IP condiviso sul web dovrebbero
  condividere la medesima directory di spool. Ciò significa che
  duplicati di nomiutente costituerebbero nuovamente un problema [non si
  potrebbero usare gli stessi nomiutente in domini virtuali diversi
  N.d.T.].  Comunque questo è il prezzo da pagare per condividere lo
  stesso indirizzo IP.


  88..55..  MMaaggggiioorrii iinnffoorrmmaazziioonnii

  Questo HOWTO mostra come implementare il supporto ai domini virtuali
  solo con il web server Apache. La maggior parte dei server web usano
  un'interfaccia simile. Per maggiori informazioni sul web hosting
  virtuale si consulti WWW HOWTO, la documentazione di Apache presso
  Sito web di Apache, o la documentazione presso ApacheWeek.


  99..  MMaaiill//PPoopp vviirrttuuaallee

  99..11..  PPrroobblleemmaa

  La domanda per il supporto alla posta elettronica virtuale è in
  continua crescita. Sendmail dice di supportare la posta virtuale.  Ciò
  che supporta in realtà è la ricezione di messaggi per domini diversi.
  Quindi si può specificare di reinoltrare la posta altrove. Comunque,
  se i messaggi vengono reinoltrati alla macchina locale e ci sono dei
  messaggi per bob@domain1.com e bob@domain2.com, essi finiranno nello
  stesso folder. Questo è un problema, dato che i `bob' sono persone
  diverse con posta diversa.

  99..22..  SSoolluuzziioonnee

  Ci si può accertare che ogni nomeutente sia unico, usando uno schema
  di numerazione: bob1, bob2 eccetera o preponendo pochi caratteri a
  ciascun nomeutente: dom1bob, dom2bob eccetera. Si potrebbe anche
  smanettare sui singoli programmi coinvolti, facendo in modo che
  eseguano queste conversioni per conto loro dietro le quinte, ma ciò
  potrebbe causare confusione.  Inoltre i messaggi di posta in uscita
  hanno l'intestazione di dominio maindomain.com, mentre si vorrebbe che
  la posta in uscita avesse le intestazioni diversificate secondo i
  diversi sottodomini.


  Propongo due soluzioni. Una funziona con sendmail e l'altra con Qmail.
  La soluzione che usa sendmail dovrebbe funzionare su un'installazione
  di base di sendmail. Comunque essa condivide tutte le limitazioni
  implicite di sendmail. Questa soluzione richiede inoltre che per ogni
  dominio venga eseguito un sendmail in modalità coda. Avere 50 o più
  processi di sendmail che si risvegliano ad ogni ora può sottoporre una
  macchina ad un carico non indifferente.


  La soluzione che contempla l'uso di Qmail non richiede l'esecuzione di
  istanze multiple di Qmail e può fare a meno di una directory di coda.
  Richiede invece un programma extra, dato che Qmail non si appoggia a
  virtuald.  Suppongo che una soluzione simile possa essere affrontata
  anche con sendmail.  Ad ogni modo Qmail si presta a tale soluzione in
  modo più pulito.


  Non appoggio comunque l'uso di un programma piuttosto che dell'altro.
  L'installazione di sendmail fila un po' più liscia ma Qmail è
  probabilmente il più potente dei due pacchetti.


  99..33..  LLaa ssoolluuzziioonnee ccoonn SSeennddmmaaiill

  99..33..11..  IInnttrroodduuzziioonnee

  Un filesystem virtuale per ogni dominio permette a quest'ultimo di
  avere il suo proprio /etc/passwd. Questo vuol dire che bob@domain1.com
  e bob@domain2.com sono utenti diversi presenti in file /etc/passwd
  diversi cosicché gestire la posta non sarà un problema. Inoltre i
  domini hanno ciascuno le proprie directory di spool, in modo che i
  folder di posta saranno file diversi in filesystem virtuali diversi.


  99..33..22..  CCrreeaarree iill ffiillee ddii ccoonnffiigguurraazziioonnee ddii SSeennddmmaaiill

  Si crei il file /etc/sendmail.cf come si farebbe normalmente usando
  m4.  Io ho usato:


  divert(0)
  VERSIONID(`tcpproto.mc')
  OSTYPE(linux)
  FEATURE(redirect)
  FEATURE(always_add_domain)
  FEATURE(use_cw_file)
  FEATURE(local_procmail)
  MAILER(local)
  MAILER(smtp)



  99..33..33..  MMooddiiffiiccaarree iill ffiillee ddii ccoonnffiigguurraazziioonnee ddii SSeennddmmaaiill

  Si modifichi /virtual/domain1.com/etc/sendmail.cf in modo che risponda
  con le intestazioni appropriate al proprio dominio virtuale:


  vi /virtual/domain1.com/etc/sendmail.cf # Circa alla riga 86
  Dovrebbe esserci:
  #Dj$w.Foo.COM

  Rimpiazzarlo con:

  Djdomain1.com



  99..33..44..  CCoonnsseeggnnaa llooccaallee ccoonn SSeennddmmaaiill

  Si introducano in /virtual/domain1.com/etc/sendmail.cw i nomi host
  locali.


  vi /virtual/domain1.com/etc/sendmail.cw
  mail.domain1.com
  domain1.com
  domain1
  localhost



  99..33..55..  PPoossttaa ttrraa ddoommiinnii vviirrttuuaallii ccoonn SSeennddmmaaiill:: iill ttrruuccccoo ((VVeerrssiioonnii
  pprreecceeddeennttii llaa 88..88..66))

  In ogni caso, sendmail richiede una piccola modifica al codice
  sorgente.  Sendmail ha un file chiamato /etc/sendmail.cw che contiene
  tutti i nomi delle macchine cui sendmail consegnerà la posta posta
  localmente invece di reindirizzarla ad un'altra macchina. Sendmail fa
  un controllo interno di tutti i dispositivi della macchina per
  inizializzare questa lista con gli indirizzi IP locali. Ciò causa un
  problema nel caso di invii di messaggi di posta tra domini virtuali
  sulla stessa macchina.  Sendmail sarà portato a credere che l'altro
  dominio virtuale sia un indirizzo locale e tratterà i messaggi
  localmente. Ad esempio, bob@domain1.com invia un'e-mail a
  fred@domain2.com. Dato che il sendmail di domain1.com crede che
  domain2.com sia un indirizzo locale, metterà il messaggio nella
  directory di spool di domain1.com e non lo invierà mai a domain2.com.
  È necessario modificare sendmail (io l'ho fatto su una versione 8.8.5
  senza problemi):


  vi v8.8.5/src/main.c # Circa alla riga 494
  Dovrebbe esserci:

  load_if_names();

  Rimpiazzarlo con:

  /* load_if_names(); Commentato perché da problemi con i domini virtuali */



  Da notare che questo passo è necessario solo se si vuole essere in
  grado di spedire posta tra i domini virtuali, cosa che ritengo
  probabile.
  Ciò risolverà il problema. Comunque il device ethernet principale eth0
  non viene rimosso. Quindi se si invia un messaggio di posta da un IP
  virtuale a quello usato da eth0 sulla stessa macchina, esso verrà
  consegnato localmente. Per questo io non faccio altro che usarlo come
  un IP posticcio virtual1.maindomain.com (10.10.10.157). Non invierò
  mai posta a questo host, né lo faranno i domini virtuali. Questo è
  anche l'IP che userei per collegarmi alla macchina a mezzo ssh per
  controllare se tutto va bene.


  99..33..66..  PPoossttaa ttrraa ddoommiinnii vviirrttuuaallii ccoonn SSeennddmmaaiill:: NNuuoovvee ffuunnzziioonnaalliittàà
  ((VVeerrssiioonnii ssuucccceessssiivvee aallllaa 88..88..66))

  Dalla versione 8.8.6 di Sendmail è disponibile una nuova opzione, che
  permette di disabilitare il caricamento delle interfacce extra di
  rete.  Ciò significa che NON è più necessario modificare il sorgente
  in alcun modo. Tale opzione è chiamata DontProbeInterfaces.


  Modificare /virtual/domain1.com/etc/sendmail.cf


  vi /virtual/domain1.com/etc/sendmail.cf # Aggiungere la linea
  O DontProbeInterfaces=True



  99..33..77..  SSeennddmmaaiill..iinniitt

  Sendmail non può più essere lanciato come demone `standalone'
  (indipendente), è necessario eseguirlo attraverso inetd. Ciò è
  inefficiente e causerà un peggioramento dei tempi di avvio, ma nel
  caso si avesse un sito con traffico piuttosto alto non gli si dovrebbe
  far comunque condividere un box virtuale con altri domini. È da notare
  che sendmail NON viene eseguito con l'opzione -bd. Si noti anche che è
  necessario venga eseguito un sendmail -q per ogni dominio, per
  processare la coda dei messaggi da consegnare. Ecco il nuovo file
  sendmail.init:



  #!/bin/sh

  . /etc/rc.d/init.d/functions

  case "$1" in
    start)
          echo -n "Avvio di sendmail: "
          daemon sendmail -q1h
          echo
          echo -n "Avvio del sendmail virtuale: "
          for i in /virtual/*
          do
                  if [ ! -d "$i" ]
                  then
                          continue
                  fi
                  if [ "$i" = "/virtual/lost+found" ]
                  then
                          continue
                  fi
                  chroot $i sendmail -q1h
                  echo -n "."
          done
          echo " done"
          touch /var/lock/subsys/sendmail
          ;;
    stop)
          echo -n "Arresto di sendmail: "
          killproc sendmail
          echo
          rm -f /var/lock/subsys/sendmail
          ;;
    *)
          echo "Utilizzo: sendmail {start|stop}"
          exit 1
  esac

  exit 0



  99..33..88..  CCoonnffiigguurraazziioonnee ddii iinneettdd

  Il servizio pop si dovrebbe installare normalmente senza lavoro
  aggiuntivo.  Basta solo che alla sua voce in inetd venga aggiunta la
  parte per virtuald.  Ecco le voci di inetd.conf per sendmail e pop:


  pop-3 stream tcp nowait root /usr/local/bin/virtuald \
          virtuald /virtual/conf.pop in.qpop -s
  smtp stream tcp nowait root /usr/local/bin/virtuald \
          virtuald /virtual/conf.mail sendmail -bs



  99..44..  LLaa ssoolluuzziioonnee ccoonn QQmmaaiill

  99..44..11..  IInnttrroodduuzziioonnee

  Questa soluzione scavalca qmail-local nelle mansioni di consegna,
  quindi i file .qmail nelle directory home virtuali non funzioneranno
  più.  Comunque ogni dominio avrà ancora un utente responsabile del
  controllo sugli alias dell'intero dominio. A tale scopo verrano usati
  due programmi esterni per i file .qmail-default di tali utenti
  responsabili.  La posta passerà attraverso questi due programmi per
  essere consegnata correttamente ad ogni dominio.


  Sono richiesti due programmi poiché uno di essi viene eseguito con i
  privilegi di root. È un piccolo programma che cambia di volta in volta
  i propri privilegi ad un utente non root e manda in esecuzione il
  secondo. Si consulti un sito di documentazione sulla sicurezza per una
  disamina dei motivi per cui ciò è necessario.


  Questa soluzione evita il bisogno di usare virtuald. Qmail è
  abbastanza flessibile da non richiere una configurazione tramite
  virtuald.  Il modello progettuale su cui è basato Qmail utilizza il
  concatenamento di vari programmi per consegnare la posta. Questo
  modello rende molto facile inserire una sezione virtuale nel processo
  di consegna della posta di Qmail senza alterare l'installazione di
  base.


  Occorre ricordare che, dato che si sta usando un unico server Qmail,
  qualunque nome di dominio non completamente qualificato verrà espanso
  usando il nome di dominio del server principale. Questo perché non si
  utilizza un server Qmail separato per ogni dominio. Perciò bisogna
  assicurarsi che i propri client (Eudora, elm, mutt, ecc.) siano
  configurati per espandere tutti i propri nomi di dominio non
  completamente qualificati.


  99..44..22..  CCoonnffiigguurraarree ii ddoommiinnii vviirrttuuaallii

  Qmail dev'essere configurato per accettare messaggi di posta per
  ciascuno dei domini virtuali cui si vuole fornire il servizio. Si
  digitino i seguenti comandi:


  echo "domain1.com:domain1" >> /var/qmail/control/virtualdomains



  99..44..33..  CCoonnffiigguurraarree ll''uutteennttee rreessppoonnssaabbiillee ppeerr iill ddoommiinniioo

  Si aggiunga al file /etc/passwd principale l'utente domain1. Meglio
  attribuirgli la shell /bin/false in modo che tale utente non possa
  accedere ad una console. Tale utente potrà aggiungere file .qmail e
  tutta la posta indirizzata al dominio virtuale domain1 passerà
  attraverso tale account. Si noti che i nomiutente possono essere
  lunghi solo otto caratteri mentre i nomi di dominio possono essere più
  lunghi.  I caratteri che avanzano vengono troncati. Ciò significa che
  gli utenti dominio12 e dominio123 finiranno per essere lo stesso
  utente e Qmail potrebbe far confusione. Bisogna perciò fare attenzione
  a scegliere bene le proprie regole di denominazione dell'utente
  responsabile del dominio.


  Si creino i file .qmail del responsabile di dominio con i seguenti
  comandi. Si aggiunga qualsiasi altro alias di sistema a questo punto,
  per es. webmaster o hostmaster.


  echo "user@domain1.com" > /home/d/domain1/.qmail-mailer-daemon
  echo "user@domain1.com" > /home/d/domain1/.qmail-postmaster
  echo "user@domain1.com" > /home/d/domain1/.qmail-root


  Si crei il file .qmail-default del responsabile di dominio. Questo
  file filtrerà tutta la posta indirizzata al dominio virtuale.


  echo "| /usr/local/bin/virtmailfilter" > /home/d/domain1/.qmail-default



  99..44..44..  TTccppsseerrvveerr

  Qmail richiede uno speciale programma pop, in grado di supportare il
  formato Maildir. Il programma pop dev'essere reso virtuale. L'autore
  di Qmail raccomanda di usare a questo scopo tcpserver (un rimpiazzo di
  inetd) con Qmail, quindi nei miei esempi userò tcpserver e NON inetd.


  Tcpserver non richiede un file di configurazione. Tutte le
  informazioni necessarie gli possono essere passate da riga di comando.
  Segue il file tcpserver.init che si dovrebbe usare per i demoni di
  consegna e prelievo della posta (`mail demon' e `popper'):


  #!/bin/sh

  . /etc/rc.d/init.d/functions

  QMAILDUSER=`grep qmaild /etc/passwd | cut -d: -f3`
  QMAILDGROUP=`grep qmaild /etc/passwd | cut -d: -f4`

  # Dare uno sguardo a come vengono chiamati.
  case "$1" in
    start)
          echo -n "Avvio di tcpserver: "
          tcpserver -u 0 -g 0 0 pop-3 /usr/local/bin/virtuald \
                  /virtual/conf.pop qmail-popup virt.domain1.com \
                  /bin/checkpassword /bin/qmail-pop3d Maildir &
          echo -n "pop "
          tcpserver -u $QMAILDUSER -g $QMAILDGROUP 0 smtp \
                  /var/qmail/bin/qmail-smtpd &
          echo -n "qmail "
          echo
          touch /var/lock/subsys/tcpserver
          ;;
    stop)
          echo -n "Arresto di tcpserver: "
          killall -TERM tcpserver
          echo -n "killing "
          echo
          rm -f /var/lock/subsys/tcpserver
          ;;
    *)
          echo "Utilizzo: tcpserver {start|stop}"
          exit 1
  esac

  exit 0



  99..44..55..  QQmmaaiill..iinniitt

  Si può utilizzare l'`init script' standard fornito con Qmail.  La
  documentazione che accompagna Qmail è descrive ottimamente come farlo.

  99..44..66..  SSoorrggeennttii

  Per far funzionare i servizi di posta virtuali con Qmail sono
  richiesti altri due programmi. Essi sono virtmailfilter e
  virtmaildelivery.  Segue sotto il sorgente C di virtmailfilter. Il
  programma andrebbe installato in /usr/local/bin con modi 4750, utente
  root e gruppo nofiles.



  #include <sys/wait.h>
  #include <unistd.h>
  #include <string.h>
  #include <stdlib.h>
  #include <stdio.h>
  #include <ctype.h>
  #include <pwd.h>

  #define VIRTPRE                 "/virtual"

  #define VIRTPWFILE              "etc/passwd"
  #define VIRTDELIVERY            "/usr/local/bin/virtmaildelivery"
  #define VIRTDELIVERY0           "virtmaildelivery"

  #define PERM                    100
  #define TEMP                    111
  #define BUFSIZE                 8192

  int main(int argc,char **argv)
  {
          char *username,*usernameptr,*domain,*domainptr,*homedir;
          char virtpath[BUFSIZE];
          struct passwd *p;
          FILE *fppw;
          int status;
          gid_t gid;
          pid_t pid;

          if (!(username=getenv("EXT")))
          {
                  fprintf(stdout,"environment variable EXT not set\n");
                  exit(TEMP);
          }

          for(usernameptr=username;*usernameptr;usernameptr++)
          {
                  *usernameptr=tolower(*usernameptr);
          }

          if (!(domain=getenv("HOST")))
          {
                  fprintf(stdout,"environment variable HOST not set\n");
                  exit(TEMP);
          }

          for(domainptr=domain;*domainptr;domainptr++)
          {
                  if (*domainptr=='.' && *(domainptr+1)=='.')
                  {
                          fprintf(stdout,"environment variable HOST has ..\n");
                          exit(TEMP);
                  }
                  if (*domainptr=='/')
                  {
                          fprintf(stdout,"environment variable HOST has /\n");
                          exit(TEMP);
                  }

                  *domainptr=tolower(*domainptr);
          }

          for(domainptr=domain;;)
          {
                  snprintf(virtpath,BUFSIZE,"%s/%s",VIRTPRE,domainptr);
                  if (chdir(virtpath)>=0)
                          break;
                  if (!(domainptr=strchr(domainptr,'.')))
                  {
                          fprintf(stdout,"domain failed: %s\n",domain);
                          exit(TEMP);
                  }

                  domainptr++;
          }

          if (!(fppw=fopen(VIRTPWFILE,"r+")))
          {
                  fprintf(stdout,"fopen failed: %s\n",VIRTPWFILE);
                  exit(TEMP);
          }

          while((p=fgetpwent(fppw))!=NULL)
          {
                  if (!strcmp(p->pw_name,username))
                          break;
          }

          if (!p)
          {
                  fprintf(stdout,"user %s: not exist\n",username);
                  exit(PERM);
          }

          if (fclose(fppw)==EOF)
          {
                  fprintf(stdout,"fclose failed\n");
                  exit(TEMP);
          }

          gid=p->pw_gid;
          homedir=p->pw_dir;

          if (setgid(gid)<0 || setuid(p->pw_uid)<0)
          {
                  fprintf(stdout,"setuid/setgid failed\n");
                  exit(TEMP);
          }

          switch(pid=fork())
          {
                  case -1:
                          fprintf(stdout,"fork failed\n");
                          exit(TEMP);
                  case 0:
                          if (execl(VIRTDELIVERY,VIRTDELIVERY0,username,homedir,NULL)<0)
                          {
                                  fprintf(stdout,"execl failed\n");
                                  exit(TEMP);
                          }
                  default:
                          if (wait(&status)<0)
                          {
                                  fprintf(stdout,"wait failed\n");
                                  exit(TEMP);
                          }
                          if (!WIFEXITED(status))
                          {
                                  fprintf(stdout,"child did not exit normally\n");
                                  exit(TEMP);
                          }
                          break;
          }
          exit(WEXITSTATUS(status));
  }



  99..44..77..  SSoorrggeennttii

  Per far funzionare i servizi di posta virtuali con Qmail sono
  richiesti altri due programmi. Essi sono virtmailfilter e
  virtmaildelivery.  Segue sotto il sorgente C di virtmaildelivery.
  Andrebbe installato in /usr/local/bin con modi 0755, utente root e
  gruppo root.



  #include <sys/stat.h>
  #include <sys/file.h>
  #include <stdlib.h>
  #include <string.h>
  #include <unistd.h>
  #include <stdio.h>
  #include <errno.h>
  #include <time.h>

  #define TEMP                    111
  #define BUFSIZE                 8192
  #define ATTEMPTS                10

  int main(int argc,char **argv)
  {
          char *user,*homedir,*dtline,*rpline,buffer[BUFSIZE],*p,mail[BUFSIZE];
          char maildir[BUFSIZE],newmaildir[BUFSIZE],host[BUFSIZE];
          int fd,n,nl,i,retval;
          struct stat statp;
          time_t thetime;
          pid_t pid;
          FILE *fp;

          retval=0;

          if (!argv[1])
          {
                  fprintf(stdout,"invalid arguments: need username\n");
                  exit(TEMP);
          }

          user=argv[1];

          if (!argv[2])
          {
                  fprintf(stdout,"invalid arguments: need home directory\n");
                  exit(TEMP);
          }

          homedir=argv[2];

          if (!(dtline=getenv("DTLINE")))
          {
                  fprintf(stdout,"environment variable DTLINE not set\n");
                  exit(TEMP);
          }

          if (!(rpline=getenv("RPLINE")))
          {
                  fprintf(stdout,"environment variable RPLINE not set\n");
                  exit(TEMP);
          }

          while (*homedir=='/')
                  homedir++;
          snprintf(maildir,BUFSIZE,"%s/Maildir",homedir);
          if (chdir(maildir)<0)
          {
                  fprintf(stdout,"chdir failed: %s\n",maildir);
                  exit(TEMP);
          }

          time(&thetime);
          pid=getpid();
          if (gethostname(host,BUFSIZE)<0)
          {
                  fprintf(stdout,"gethostname failed\n");
                  exit(TEMP);
          }

          for(i=0;i<ATTEMPTS;i++)
          {
                  snprintf(mail,BUFSIZE,"tmp/%u.%d.%s",thetime,pid,host);
                  errno=0;
                  stat(mail,&statp);
                  if (errno==ENOENT)
                          break;

                  sleep(2);
                  time(&thetime);
          }
          if (i>=ATTEMPTS)
          {
                  fprintf(stdout,"could not create %s\n",mail);
                  exit(TEMP);
          }

          if (!(fp=fopen(mail,"w+")))
          {
                  fprintf(stdout,"fopen failed: %s\n",mail);
                  retval=TEMP; goto unlinkit;
          }

          fd=fileno(fp);

          if (fprintf(fp,"%s",rpline)<0)
          {
                  fprintf(stdout,"fprintf failed\n");
                  retval=TEMP; goto unlinkit;
          }

          if (fprintf(fp,"%s",dtline)<0)
          {
                  fprintf(stdout,"fprintf failed\n");
                  retval=TEMP; goto unlinkit;
          }

          while(fgets(buffer,BUFSIZE,stdin))
          {
                  for(p=buffer;*p=='>';p++)
                          ;

                  if (!strncmp(p,"From ",5))
                  {
                          if (fputc('>',fp)<0)
                          {
                                  fprintf(stdout,"fputc failed\n");
                                  retval=TEMP; goto unlinkit;
                          }
                  }

                  if (fprintf(fp,"%s",buffer)<0)
                  {
                          fprintf(stdout,"fprintf failed\n");
                          retval=TEMP; goto unlinkit;
                  }
          }

          p=buffer+strlen(buffer);
          nl=2;
          if (*p=='\n')
                  nl=1;
          for(n=0;n<nl;n++)
          {
                  if (fputc('\n',fp)<0)
                  {
                          fprintf(stdout,"fputc failed\n");
                          retval=TEMP; goto unlinkit;
                  }
          }

          if (fsync(fd)<0)
          {
                  fprintf(stdout,"fsync failed\n");
                  retval=TEMP; goto unlinkit;
          }

          if (fclose(fp)==EOF)
          {
                  fprintf(stdout,"fclose failed\n");
                  retval=TEMP; goto unlinkit;
          }

          snprintf(newmaildir,BUFSIZE,"new/%u.%d.%s",thetime,pid,host);
          if (link(mail,newmaildir)<0)
          {
                  fprintf(stdout,"link failed: %s %s\n",mail,newmaildir);
                  retval=TEMP; goto unlinkit;
          }

  unlinkit:
          if (unlink(mail)<0)
          {
                  fprintf(stdout,"unlink failed: %s\n",mail);
                  retval=TEMP;
          }

          exit(retval);
  }



  99..55..  RRiinnggrraazziiaammeennttii

  Ringrazio Vicente Gonzalez (vince@nycrc.net) per l'aiuto che ha reso
  possibile la soluzione presentata per Qmail. È certo possibile
  ringraziare Vince tramite e-mail, comunque le domande e i commenti su
  questioni che riguardano Qmail nel contesto di questo HOWTO dovrebbero
  essere indirizzati al sottoscritto.


  1100..  SSaammbbaa vviirrttuuaallee

  1100..11..  CCoonnffiigguurraazziioonnee

  Il SAMBA virtuale è molto semplice da installare. Ci si assicuri che i
  seguenti file siano configurati nel modo opportuno:


  ·  /virtual/domain1.com/etc/smb.conf FILE

  ·  /virtual/domain1.com/var/lock/samba DIRECTORY

  ·  /virtual/domain1.com/var/log DIRECTORY

  ·  /usr/local/bin/virtsmbstatus SYMLINK /usr/local/bin/virtexec

  1100..22..  IInneettdd

  Modificare così /etc/inetd.conf


  vi /etc/inetd.conf # Aggiungere questa linea
  netbios-ssn stream tcp nowait root /usr/local/bin/virtuald \
          virtuald /virtual/conf.smbd smbd



  1100..33..  SSmmbb..iinniitt

  Non è necessario un file smb.init in quanto il programma server è
  lanciato tramite inetd.


  1111..  AAllttrrii sseerrvviizzii vviirrttuuaallii


  Per ogni altro servizio si dovrebbe seguire una procedura simile.


  ·  Lanciare virtfs per aggiungere i file binari e le librerie al
     filesystem virtuale

  ·  Aggiungere il servizio a /etc/inetd.conf

  ·  Creare un file /virtual/conf.service

  ·  Creare eventuali script virtuali ove siano necessari.


  1122..  CCoonncclluussiioonnee

  Questi sono tutti i passi necessari. Ricordo nuovamente di inviare
  qualunque commento a: Computer Resource Center. Se avete una qualche
  correzione o un aggiornamento da proporre, fatemelo sapere e lo
  aggiungerò al documento.


  Questo documento ha ricevuto un'ottima accoglienza. Ringrazio tutti
  coloro che mi hanno inviato domande, dato che hanno permesso che il
  documento venisse incontro alle necessità comuni degli utenti. Prima
  di interpellarmi su una questione Vi prego però di leggere la FAQ per
  vedere se la domanda ha già ricevuto risposta. Grazie di nuovo.
  Brian.


  1133..  FFAAQQ

  DD11. Ho creato sendmail.init e syslogd.init. Li ho messi in
  /usr/local/bin e ho cercato di eseguirli, ma ottengo degli errori.


  RR11. Questi file sono chiamati `init script'. Sono eseguiti dal
  programma init nella fase di inizializzazione del sistema. Non
  c'entrano con i file binari di /usr/local. Consulta la `Linux System
  Administrators Guide' o la `Linux Getting Started Guide' [anche in
  italiano su Guide LDP tradotte N.d.T.]  per informazioni sull'uso
  degli `init script'.


  DD22. Ho messo queste linee in /etc/sendmail.cf

  divert(0)
  VERSIONID(`tcpproto.mc')
  OSTYPE(linux)
  FEATURE(redirect)
  FEATURE(always_add_domain)
  FEATURE(use_cw_file)
  FEATURE(local_procmail)
  MAILER(local)
  MAILER(smtp)



  E ho ricevuto degli strani messaggi di output. Perché?


  RR22. Non devi mettere queste linee direttamente in /etc/sendmail.cf.
  Il file sendmail.cf è stato ideato per essere di facile comprensione
  per sendmail e di difficile lettura per gli umani. Dunque per
  facilitare la configurazione noi umani usiamo un programma chiamato m4
  e le sue capacità di gestione tramite macro per creare il file
  sendmail.cf. Le linee che iniziano con FEATURE sono in effetti delle
  macro che devono essere espanse in istruzioni di configurazione di
  sendmail. Esamina la documentazione su sendmail per capire come
  configurare sendmail con questo metodo. Nota inoltre che così creerai
  un file di configurazione principale /etc/sendmail.cf, file che lo
  script virtfs poi copierà in /virtual/domain1.com/etc/sendmail.cf.
  Quindi devi modificare il sendmail.cf della directory /virtual
  affinché sendmail risponda in modo appropriato.


  DD33. Dove trovo virtuald, che cos'è e come lo devo usare?


  RR33. Virtuald è un programma da me scritto per eseguire un servizio
  virtuale. L'ho incluso come codice sorgente in linguaggio C in questo
  HOWTO. Lo puoi compilare come un normale programma in C con make
  virtuald. Il file binario risultante viene installato in
  /usr/local/bin. Aggiungendo delle apposite linee in /etc/inetd.conf
  potrai usarlo come `wrapper' per un normale programma server di rete.


  DD44. E se non ho dialog installato sul mio sistema?


  RR44. Dialog è un programma che permette di utilizzare finestre di
  dialogo a scomparsa (`dialog pop-up window') negli script di shell. È
  richiesto per il funzionamento degli script di shell di esempio che si
  trovano in questo HOWTO. Puoi ottenere una copia di dialog presso
  sunsite. È di facile compilazione e installazione.


  DD55. Come posso sapere se il syslogd virtuale funziona?


  RR55. Quando virtuald parte dovrebbe inviare i seguenti messaggi a
  syslogd (/var/log/messages):


  Nov 19 17:21:07 virtual virtuald[10223]: Virtuald Starting: $Revision: 1.49 $
  Nov 19 17:21:07 virtual virtuald[10223]: Incoming ip: 204.249.11.136
  Nov 19 17:21:07 virtual virtuald[10223]: Chroot dir: /virtual/domain1.com



  Il messaggio circa la directory su cui viene fatto chroot è inviato da
  virtuald dopo l'esecuzione della chiamata di funzione chroot. Se
  appare questo messaggio, il syslogd virtuale funziona.  Se si possono
  vedere i messaggi che il servizio che si sta rendendo virtuale passa a
  syslogd, anche questo è un segno che il syslogd virtuale è configurato
  correttamente.


  Nota che se non è stata attivata l'opzione di compilazione VERBOSELOG
  virtuald non passerà nessun messaggio a syslogd. In questo caso si può
  dire che il syslogd virtuale funziona correttamente se il programma
  demone che si sta rendendo virtuale riesce di suo a passare qualche
  messaggio a syslogd.


  DD66. Come posso configurare le quote disco tenendo conto dei vari
  filesystem virtuali?


  RR66. Puoi configurare le quote disco come faresti normalmente. Puoi
  consultare il Quota mini-HOWTO. Comunque devi essere sicuro che non ci
  siano conflitti di uid tra i vari domini. Se ci sono conflitti avrai
  più utenti che condividranno una stessa quota. Tieni da parte un
  intervallo di uid riservati agli utenti che avranno la quota disco
  abilitata e fa in modo che i tuoi domini non abbiano altri utenti in
  tale intervallo tranne quelli registrati per avere una quota disco.


  DD77. Che cosa sono i '\' nelle voci di inetd.conf?


  RR77. È solo un metodo per spezzare su più righe una singola linea di
  configurazione. L'ho usato in modo da suddividere a piacere la riga.
  Puoi ignorare il '\' e riunire nuovamente le due righe insieme.


  DD88. Quando lancio passwd o altri programmi di login ricevo un
  permission denied. Quando lancio FTP o `su' ricevo un no modules
  loaded for service XXX. Perché?


  RR88. Sono messaggi di errore di PAM. Ho ideato questi script prima che
  uscisse PAM. Il mio script virtfs non copia /etc/pam.d,
  /usr/lib/cracklib_dict.*, /lib/security e nessun altro dei file
  richiesti per il corretto funzionamento di PAM. Modificando lo script
  virtfs in modo da copiare anche questi file il problema si risolverà.


  DD99. Virtuald può lavorare assieme ai file di tcpd: hosts.allow e
  hosts.deny?


  RR99. Sì, con opportune modifiche lo può fare.


  Per prima cosa il sorgente dev'essere modificato in due punti.


  Dev'essere inserito quanto segue nel punto in cui gli argomenti
  vengono controllati.


          if (!argv[3])
          {
                  syslog(LOG_ERR,"invalid arguments: no program to run");
                  exit(0);
          }

  La linea `exec' dev'essere cambiata da:


          if (execvp(argv[2],argv+2)<0)



  in:


          if (execvp(argv[2],argv+3)<0)



  Come secondo passo le linee di inetd.conf devono essere modificate da:


  ftp stream tcp nowait root /usr/local/bin/virtuald \
          virtuald /virtual/conf.ftp wu.ftpd -l -a



  in:


  ftp stream tcp nowait root /usr/local/bin/virtuald \
          virtuald /virtual/conf.ftp tcpd wu.ftpd -l -a



  Come terzo passo modifica in modo appropriato i file
  /virtual/domain1.com/etc/hosts.allow e
  /virtual/domain1.com/etc/hosts.deny.


  DD1100. I miei host virtuali possono eseguire script CGI?


  RR1100. Sì, lo possono fare, ma ti raccomando di mettere i /cgi-bin in un
  posto non accessibile dopo il chroot, al quale abbia accesso solo tu.
  Ad esempio /var/www/cgi-bin/domain1.com. Permettere ai client
  l'accesso a /cgi-bin significa dare loro la possibilità di eseguire
  programmi sul tuo server. Ciò costituirebbe un grosso problema di
  sicurezza. Fa' attenzione. Personalmente non lascio eseguire nessun
  cgi sui miei sistemi se non dopo aver controllato di persona l'assenza
  di bug.


  DD1111. I miei file di configurazione sono diversi dagli esempi
  riportati. Che devo fare?


  RR1111. Ci sono due stili fondamentali di configurazione: SystemV e BSD.
  Gli esempi riportati in questo HOWTO sono basati sui file di
  configurazione nello stile SystemV. I servizi virtuali funzionano
  ugualmente bene in entrambi i sistemi. Per informazioni sui file di
  configurazione stile BSD consulta le fonti della tua distribuzione o
  il più vicino sito LDP.


  DD1122. Ti ho scritto una e-mail e non ho ricevuto alcuna risposta o c'è
  voluto molto tempo per averla. Perché?


  RR1122. Probabilmente perché non hai messo VIRTSERVICES HOWTO nel
  soggetto del messaggio. Ti prego di tenere a mente che sono un
  amministratore di reti e che, tra le altre cose che faccio nelle mie
  giornate sempre troppo brevi [``in my 20 hour days'' nell'originale
  N.d.T.], mi prendo cura dei box virtuali miei e dei miei clienti. I
  messaggi correttamente indirizzati trovano sempre risposta in due o
  tre giorni.  I messaggi che invece non contengono il soggetto di cui
  sopra non vengono depositati nella mia casella VIRTSERVICES e possono
  non ricevere alcuna attenzione per giorni o anche settimane.


  DD1133. Virtuald funziona su connessioni sotto i 100Mbit?


  RR1133 La velocità della scheda di rete non è correlata al funzionamento
  di virtuald. Prova ad assicurarti che il tuo server lavori sotto i 10
  Mbit e che la tua scheda di rete a 100 Mbit funzioni normalmente in
  assenza di un server virtuale.


  DD1144. Dovrei usare la tabella virthost di sendmail?


  RR1144. No. Quella è una funzionalità di sendmail che gli permette di
  ricevere informazioni per la gestione di domini multipli.  Virtuald
  fornisce ad ogni sendmail il suo proprio ambiente, separato dagli
  altri tramite chroot. Installa virtuald e poi configura sendmail come
  faresti normalmente per ogni singolo dominio.


  DD1155. Posso configurare un telnet virtuale sulla mia macchina? Che ne
  pensi della creazione di un account di root virtuale che permetta ai
  clienti di amministrare i propri domini?


  RR1155. Questo genere di domande mi vengono fatte piuttosto spesso e, per
  essere onesti, mi stanno un po' stufando. La risposta, come espresso
  già parecchie volte nella documentazione, è che qualsiasi servizio
  eseguito attraverso inetd può essere reso virtuale usando lo script
  virtuald, quindi non c'è nulla che impedisca di farlo.  Nulla eccetto
  il buon senso. Qualunque beneficio possa derivare dal permettere il
  telnet è ampiamente superato dai costi in termini di sicurezza per il
  box virtuale e di conseguenza per i siti, che si suppone debbano
  essere gestiti in modo responsabile. Di seguito cito solo alcuni dei
  punti in discussione:


  ·  Allo scopo di ingannare compiutamente una sessione telnet in
     entrata si dovrebbe fare qualche modifica al kernel, aggiustare
     l'indirizzo IP sorgente per le connessioni in uscita, ingannare
     gethostname per fargli usare l'hostname virtuale e non quello del
     sistema reale, eccetera. Se si hanno conoscenze avanzate, ci si
     diverta pure a smanettare sul kernel, ma non lo consiglio certo a
     principianti o simili.

  ·  Permettere agli utenti di accedere alla propria macchina via telnet
     significa consentire loro di lanciare programmi a piacere. Usando
     trucchi ben noti essi potrebbero acquistare i privilegi di root e
     procurare danni al sistema.

  ·  Dare un account telnet con privilegi di root su un box virtuale è
     malsano. Come root nell'ambiente virtuale un utente può leggere
     comunque i file di device a basso livello, annullando in pratica il
     chroot, può spegnere il sistema, e può uccidere altri processi in
     esecuzione.

  ·  I programmi che vengono eseguiti in queste sessioni telnet occupano
     un certo tempo di CPU, prezioso per i servizi di rete.
  ·  Telnet è un servizio insicuro. Lungo la rete le password vengono
     trasmesse in chiaro. Se un utente malintenzionato riuscisse ad
     ottenerle, potrebbe utilizzare i trucchi sopramenzionati per
     mettere in pericolo il sistema.

  ·  Gli ambienti virtuali avranno bisogno di uno spazio maggiore. Serve
     lo spazio per un numero maggiore di librerie condivise, file di
     configurazione e file binari. Anche su un disco da sei gigabyte lo
     spazio disponibile può esaurirsi molto rapidamente.


  L'idea di fondo è che permettere il login su un box virtuale è una
  pessima cosa. Ove lo si permettesse, ogni sito ospitato sulla macchina
  sarebbe a rischio. Se si desidera permettere al titolare di un sito di
  amministrare da sè i propri utenti allora raccomando di scrivere il
  codice (non si tratta di script) necessario a lanciare i processi
  virtuali che permetteranno di aggiungere, eliminare o modificare gli
  account degli utenti su un collegamento in ssh. Dovrebbe essere
  completamente guidato da menu, non dovrebbe permettere l'accesso ad
  una console e non dovrebbe girare con i permessi di root. Per ottenere
  ciò si dovà cambiare il proprietario dei file opportuni da root a
  qualche altro utente. Se fatto in questo modo, sarà forse abbastanza
  sicuro da poter essere usato su una macchina virtuale. Non è mai il
  caso di permettere il collegamento sulla macchina come root, sia in
  telnet che in ssh. Permetterlo vuol dire semplicemente che si stanno
  cercando dei guai.  Se c'è una ragione schiacciante per dover far
  girare telnet, allora il sito dovrebbe essere ospitato su una macchina
  a parte, così da limitare il rischio a quella macchina. Nessun
  amministratore responsabile dovrebbe fare altrimenti, quindi non
  spenderò altro tempo sull'argomento.


  DD1166. C'è da qualche parte un file rpm o tar, un sito web, una lista di
  discussione ecc. che si occupi di virtuald e del Virtual-Services
  HOWTO?


  RR1166. Attualmente non è disponibile nulla del genere. Questo HOWTO è la
  sola fonte di informazione per quanto riguarda questo progetto. Trovo
  che questo HOWTO sia abbastanza autonomo da rendere superflue altre
  fonti di informazioni più frammentarie.


  DD1177. Quando lancio virtexec come utente normale ricevo il messaggio
  chroot: operation not permitted. Perché?


  RR1177. Chroot è una chiamata di sistema ristretta ai privilegi di root.
  Solo il superutente può eseguirla. Lo script virtexec lancia il
  programma chroot, per cui è necessario essere root per eseguirlo con
  successo.


  DD1188. Ho configurato pop e sendmail ma il prelievo della posta a mezzo
  pop non sembra funzionare. Che succede?


  RR1188. Alcuni programmi che gestiscono il servizio pop usano
  /usr/spool/mail come directory per i file di posta. So ad esempio che
  qpop dev'essere modificato a livello sorgente per risolvere il
  problema. Quindi ricompila il sorgente opportunamente modificato o
  collega con un link simbolico /virtual/domain1.com/usr/spool a
  /virtual/domain1.com/var/spool.



  DD1199. Non ho usato il programma citato nel tuo HOWTO. Ho usato il
  programma XXX. Non funziona. Perché?


  RR1199. Nei miei esempi ho cercato di fare in modo di usare i più
  generici e diffusi tra i vari server a disposizione. Ad ogni modo mi
  rendo conto che ognuno ha il suo programma preferito. Cerca di
  inviarmi quante più informazioni utili è possibile.  Proverò ad
  immaginare una soluzione al tuo problema e la riporterò in questa FAQ.
  L'informazione più importante da inviarmi è dove trovare la versione
  del software che stai usando (nella forma
  ftp://ftp.domain1.com/subdir/subdir/file.tgz).


  DD2200. Quando lancio virtexec mi dice: Il link simbolico non è a una
  funzione virt. Cosa significa e come posso risolvere il problema?


  RR2200. Virtexec è un programma che prende l'argomento zero [il nome con
  cui viene invocato da riga di comando N.d.T.], elimina i suoi primi
  quattro caratteri, ed esegue il programma dal nome rimanente
  nell'ambiente virtuale. Ad esempio, virtpasswd fa eseguire passwd. Se
  i primi quattro caratteri che deve eliminare non sono virt allora
  emette quel messaggio di errore. Virtexec è uno script di shell e
  dovrebbe risultare di facile comprensione. Ricorri alle pagine man di
  bash, o di qualunque altra shell tu stia usando, per questioni
  concernenti la programmazione in linguaggio di shell.


  DD2211. Ho una domanda su Qmail, SAMBA, Apache, ecc. che non è correlata
  con la configurazione di virtuald o con l'uso del pacchetto in
  rapporto a virtuald.


  RR2211. Tutti i pacchetti citati hanno una documentazione completa.
  Alcuni hanno anche siti web del tipo www.packagename.org a loro
  dedicati.  Puoi consultarli per questioni riguardanti i pacchetti che
  non abbiano legami con il loro funzionamento in un ambiente virtuale.


  DD2222. Ho parecchi alias di dominio per domain1.com ma la posta continua
  a rimbalzare dagli alias. Che succede?


  RR2222. Virtmaildelivery utilizza unicamente le variabili di ambiente che
  gli vengono passate per determinare a quale directory
  /virtual/domain1.com consegnare i messaggi. Non effettua infatti alcun
  lookup DNS per determinare l'indirizzo del messaggio. Comunque, se
  l'indirizzo è submail.mail.domain1.com, virtmaildelivery proverà prima
  con quell'indirizzo, poi con mail.domain1.com, quindi con domain1.com
  e poi com in quest'ordine fino a che si abbia un riscontro positivo o
  non vi sia più un nome di dominio con cui provare.


  Nondimeno se si hanno alias di dominio che non sono sottodomini uno
  dell'altro è necessario creare link simbolici come ad esempio:


  cd /virtual
  ln -s domain1.com domain1alias.com



  In questo modo virtmaildelivery sarà portato a credere che esistano
  entrambe le directory, anche se una è solo un link simbolico, e la
  posta potrà essere consegnata a user@domain1.com o
  user@domain1alias.com. Si noti che virtexec, ove eseguito, mostrerà
  entrambi i domini nella casella di dialogo. Si può scegliere uno
  qualunque dei due, dato che si tratta in realtà dello stesso
  filesystem virtuale.