Sophie

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howto-text-it-2006-5mdv2010.0.noarch.rpm

  The Linux Installation HOWTO
  di Eric S. Raymond
  v4.22, 26 maggio 2000

  Questo documento descrive come ottenere e installare il software
  Linux.  È il primo documento che un nuovo utente di Linux dovrebbe
  leggere per iniziare.  Traduzione a cura di Giovanni Bortolozzo
  <borto@pluto.linux.it>.
  ______________________________________________________________________

  Indice Generale


  1. Introduzione
     1.1 Scopo di questo documento
     1.2 Altre fonti di informazione
     1.3 Nuove versioni di questo documento
     1.4 Commenti e correzioni

  2. Modifiche recenti
  3. L'opzione più semplice: compra, non compilare
  4. Prima di cominciare
     4.1 Requisiti hardware
     4.2 Requisiti di spazio e coesistenza

  5. Requisiti temporali
     5.1 Scegliere una distribuzione di Linux

  6. Panoramica dell'installazione
     6.1 Primi passi nell'installazione: la via facile
     6.2 Primi passi nell'installazione: la via difficile
     6.3 Continuare l'installazione
     6.4 Parti basilari di un kit di installazione

  7. L'installazione in dettaglio
     7.1 Prepararsi per l'installazione
     7.2 Creare i dischetti di boot e root
     7.3 Ripartizionare i propri dischi DOS/Windows
     7.4 Creare partizioni per Linux
        7.4.1 Fondamenti sulle partizioni
        7.4.2 Dimensione delle partizioni
     7.5 Avviare il dischetto di installazione
        7.5.1 Scegliere fra l'installazione EGA o X
        7.5.2 Usare fdisk e cfdisk
        7.5.3 Passi dopo il ripartizionamento
     7.6 Installare i pacchetti software
     7.7 Dopo l'installazione dei pacchetti
        7.7.1 LILO, il LInux LOader
        7.7.2 Come creare un dischetto di avvio (facoltativo)
        7.7.3 Miscellanea sulla configurazione del sistema

  8. Avviare il nuovo sistema
  9. Dopo il primo avvio
     9.1 Primi passi nell'amministrazione di sistema
     9.2 Configurazione personalizzata di LILO

  10. Questioni legali
     10.1 Licenza d'uso (in inglese)
     10.2 Ringraziamenti


  ______________________________________________________________________



  11..  IInnttrroodduuzziioonnee



  11..11..  SSccooppoo ddii qquueessttoo ddooccuummeennttoo


  Linux è un'implementazione di UNIX liberamente distribuibile che gira
  su personal computer economici (è stato sviluppato su 386 e ora gira
  su hardware 486, Pentium, PowerPC, Sun Sparc e DEC Alpha e anche nei
  mainframe IBM System 390!). Supporta un'ampia gamma di software,
  incluso X Window, Emacs, supporto di rete TCP/IP (SLIP incluso) e
  molte altre applicazioni.

  Questo documento presume che si sia già sentito parlare di Linux e si
  voglia cimentarsi a installarlo.  Il documento è incentrato sulla
  piattaforma Intel, che è la più popolare, ma molti dei consigli
  riportati si applicano anche a Power PC, Sparc e Alpha.


  11..22..  AAllttrree ffoonnttii ddii iinnffoorrmmaazziioonnee

  Se si è dei novizi di Linux, ci sono diverse fonti di informazione di
  base sul sistema.  Il miglior posto per trovarle è nella home page del
  Linux Documentation Project a  <http://www.linuxdoc.org>.  Là si
  troverà l'ultima e più aggiornata versione di questo documento, come
  <http://www.linuxdoc.org/HOWTO/Installation-HOWTO.html>

  Probabilmente si dovrebbe cominciare dando un'occhiata alla risorse
  nella sezione General Linux Information, al Linux INFO-SHEET
  <http://www.linuxdoc.org/HOWTO/INFO-SHEET.html> e alle Linux META-FAQ
  <http://www.linuxdoc.org/HOWTO/META-FAQ.html>.  Il documento `Linux
  Frequently Asked Questions' contiene molte domande comuni (e le
  relative risposte!) su Linux: è una ``lettura di dovere'' per i nuovi
  utenti.

  È possibile trovare aiuto per i problemi più comuni nei newsgroup di
  Usenet comp.os.linux.help e comp.os.linux.announce.

  Il Linux Documentation Project sta scrivendo una serie di manuali su
  Linux, tutti liberamente distribuibili in rete e disponibili dalla
  home page di LDP.

  Il libro _`_`_L_i_n_u_x _I_n_s_t_a_l_l_a_t_i_o_n _a_n_d _G_e_t_t_i_n_g _S_t_a_r_t_e_d_'_' è una guida
  completa su come procurarsi e installare Linux, oltre a spiegare come
  usare il sistema una volta installato.  Contiene un tutorial completo
  sull'uso e il funzionamento del sistema e molte più informazioni di
  quelle qui contenute.  Gli si può dare una scorsa o scaricarne una
  copia dalla home page di LDP.

  È inoltre disponibile il documento, piuttosto tecnico, Guide to x86
  Bootstrapping <http://www.paranoia.com/~vax/boot.html>.  Questo
  documento è più orientato verso NetBSD piuttosto che su Linux, ma
  contiene materiale utile sulla configurazione dei dischi e sui boot
  manager per le configurazioni multi-OS.

  Invito a _n_o_n scrivermi chiedendomi aiuto sull'installazione.  Anche se
  avessi il tempo di gestire questo tipo di richieste, la risoluzione
  dei problemi via mail è molto meno efficiente del chiedere aiuto al
  proprio gruppo utenti Linux locale.  Si possono trovare informazioni
  sui diversi gruppi Linux locali in giro per il mondo nel sito di LDP
  <http://www.linuxdoc.org/>.



  11..33..  NNuuoovvee vveerrssiioonnii ddii qquueessttoo ddooccuummeennttoo

  Le nuove versioni del Linux Installation HOWTO saranno periodicamente
  inviate nei newsgroup comp.os.linux.help, comp.os.linux.announce e
  news.answers.  Saranno pure depositate in diversi siti WWW e FTP su
  Linux, tra cui la home page di LDP.

  L'ultima versione di questo documento può pure essere visionata nel
  World Wide Web attraverso l'URL
  <http://www.linuxdoc.org/HOWTO/Installation-HOWTO.html>.


  11..44..  CCoommmmeennttii ee ccoorrrreezziioonnii

  Se si hanno domande o commenti a proposito di questo documento, si
  scriva liberamente a Eric S. Raymond, a esr@thyrsus.com.  Qualsiasi
  suggerimento o critica è benvenuto.  Se si trovano errori in questo
  documento, me li si renda noti in modo che possa correggerli nella
  prossima versione. Grazie.

  Invito a _n_o_n inviarmi domande su come risolvere i problemi hardware
  incontrati durante l'installazione.  Si consulti la guida _`_`_L_i_n_u_x
  _I_n_s_t_a_l_l_a_t_i_o_n _a_n_d _G_e_t_t_i_n_g _S_t_a_r_t_e_d_'_', lo si segnali al proprio
  rivenditore o si consulti il newsgroup comp.os.linux.setup.  Questo
  HOWTO è pensato per essere una guida rapida e indolore alla _n_o_r_m_a_l_e
  installazione: è in preparazione un altro HOWTO sui problemi hardware
  e la loro diagnosi.


  22..  MMooddiiffiicchhee rreecceennttii


  ·  Aggiunta la sezione `Compra, non compilare'.

  ·  Aggiunto il materiale sul boot da CD-ROM.


  33..  LL''ooppzziioonnee ppiiùù sseemmpplliiccee:: ccoommpprraa,, nnoonn ccoommppiillaarree

  Linux è ora sufficientemente maturo che adesso esistono alcuni
  rivenditori di sistemi che assemblano workstation, installando e
  configurando Linux e operando un intenso controllo prima di venderle.
  Se si hanno più soldi che tempo, questi assemblatori forniscono un
  valido servizio assicurandosi che non vi venderanno dell'hardware
  difettato o che morirà due giorni dopo essere uscito dalla scatola.

  Ci sono diversi marchi di questo tipo (ne fornirò un elenco qui non
  appena ne so qualcosa di più).  L'unica attrezzata in questo senso che
  conosco è la VA Research <http://www.varesearch.com>; nel 1998 sono
  diventato un membro del consiglio direttivo (Board of Directors) della
  VA. La VA costruisce workstation Linux di alto livello e qualità con
  un bel logo di Tux il pinguino davanti.  Hanno un intimo legame con la
  comunità Linux; SourgeForge, il sito della GNU e il progetto Debian
  vivono tutti su macchine in una delle loro stanze sul retro, e la
  macchina personale di Linus è una delle loro.

  Per quelli di noi senza un ricco budget, il resto di questo HOWTO
  spiega come installarsi Linux da soli.


  44..  PPrriimmaa ddii ccoommiinncciiaarree

  Prima di poter installare Linux, è necessario assicurarsi che la
  propria macchina sia adatta a Linux e inoltre scegliere un Linux da
  installare.  La Linux Pre-installation checklist
  <http://members.tripod.com/~algolog/lnxchk.htm> può tornare utile per
  organizzare i dati della configurazione prima di iniziare.


  44..11..  RReeqquuiissiittii hhaarrddwwaarree

  Che tipo di sistema è necessario per utilizzare Linux?  Questa è una
  buona domanda; gli effettivi requisiti hardware per il sistema
  cambiano periodicamente.  Il Linux Hardware-HOWTO,
  <http://www.linuxdoc.org/HOWTO/Hardware-HOWTO.html>, fornisce un
  elenco (più o meno) completo dell'hardware supportato da Linux.  Il
  Linux INFO-SHEET,  <http://www.linuxdoc.org/HOWTO/INFO-SHEET.html>,
  fornisce un altro elenco. Per le versioni Intel, è richiesta una
  configurazione hardware simile alla seguente.

  Un qualsiasi processore 80386, 80486, Pentium o Pentium II andrà bene.
  Cloni non Intel del 80386 e superiori generalmente funzionano.  Non è
  necessario un coprocessore matematico, sebbene sia una buona cosa
  averne uno.

  Sono supportate le architetture di bus ISA, EISA, VESA Local Bus e
  PCI.  L'architettura di bus MCA (presente nei modelli PS/2 dell'IBM) è
  minimamente supportata a partire dai kernel 2.1.x, ma potrebbe non
  essere ancora pronta per il debutto.

  Sono necessari almeno 4 megabyte di memoria.  Tecnicamente, Linux
  funzionerebbe con solamente 2 mega, ma la maggior parte delle
  installazioni e del software ne richiedono 4.  Più memoria si ha, più
  felici si sarà.  Suggerisco un minimo assoluto di 16 megabyte se si ha
  intenzione di usare X-Window; 64 è meglio.

  Naturalmente, sarà necessario un disco fisso e un controller di disco
  AT standard.  Dovrebbero funzionare tutti i dischi e controller MFM,
  RLL e IDE.  Sono pure supportati molti dischi e adattatori SCSI; il
  Linux SCSI-HOWTO contiene maggiori informazioni sul supporto SCSI.  Se
  si sta assemblando un sistema appositamente per utilizzarlo con Linux,
  il piccolo costo aggiuntivo da sostenere per lo SCSI è ampiamente
  compensato considerate le migliori prestazioni e affidabilità che
  offre.

  Sarà necessario un lettore di dischetti da 3.5".  Sebbene sotto Linux
  siano supportati anche i dischetti da 5.25", sono scarsamente usati e
  non si dovrebbe far conto su immagini di dischetti che ci stiano
  dentro (un Linux ridotto all'osso può realmente funzionare su un unico
  dischetto, ma è solamente utile per l'installazione e la risoluzione
  dei problemi).

  È inoltre necessaria una scheda video MDA, Hercules, CGA, EGA, VGA o
  Super VGA e un monitor.  In generale, se la propria scheda video e
  monitor funzionano sotto MS-DOS allora dovrebbero funzionare anche
  sotto Linux.  Comunque, se si desidera utilizzare il sistema X Window,
  esistono altre restrizioni sull'hardware video supportato.  Il Linux
  XFree86-HOWTO,  <http://www.linuxdoc.org/HOWTO/XFree86-HOWTO.html>,
  contiene maggiori informazioni sull'esecuzione di X e le sue
  richieste.

  È desiderabile anche un lettore CD-ROM.  Se è ATAPI, SCSI o un vero
  IDE non si dovrebbero aver problemi a farlo funzionare (ma attenzione
  ai lettori economici pubblicizzati come interfacce "IDE" ma che non
  sono vere IDE).  Se il proprio CD-ROM usa una scheda di interfaccia
  proprietaria, è possibile che il kernel d'installazione che si intende
  utilizzare per il boot da dischetto non sia in grado di vederlo, e un
  CD-ROM inaccessibile blocca l'installazione.  Inoltre, non
  funzioneranno per niente i CD-ROM che si attaccano alla porta
  parallela.  Se si hanno dubbi, si consulti il Linux CD-ROM HOWTO,
  <http://www.linuxdoc.org/HOWTO/CDROM-HOWTO.html> per un elenco e i
  dettagli dell'hardware supportato.
  Le cosiddette schede senza ponticelli ``Plug'n'Play'' possono essere
  un problema.  Il loro supporto è in attivo sviluppo, ma non c'è ancora
  niente nel kernel 2.0.35.  Fortunatamente questo sembra essere un
  problema solo con schede audio e Ethernet.

  Se si possiede una macchina che usa uno dei processori 68K della
  Motorola (tra cui le macchine Amiga, Atari e VMEbus), si veda la
  Linux/m68k FAQ a
  <http://www.clark.net/pub/lawrencc/linux/faq/faq.html> per
  informazioni sui requisiti minimi e stato del port.  Attualmente la
  FAQ dice che m68k Linux è stabile ed usabile quanto lo è la versione
  Intel.


  44..22..  RReeqquuiissiittii ddii ssppaazziioo ee ccooeessiisstteennzzaa

  Nel proprio disco fisso si avrà bisogno di spazio libero per Linux.
  L'ammontare dello spazio necessario dipende da quanto software si ha
  intenzione di installare.  Oggi la maggior parte delle installazioni
  richiede un'area su disco di circa un giga di spazio.  Ciò comprende
  lo spazio per il software, la swap (usata come RAM virtuale nella
  macchina) e spazio libero per utenti, ecc.

  È concepibile che si possa usare un sistema Linux minimo in 80 mega o
  meno (questo era piuttosto comune quando le distribuzioni di Linux
  erano più piccole), ed è pure concepibile che si possano usare ben più
  di due gig per tutto il software per Linux.  L'ammontare varia
  notevolmente a seconda della quantità di software che si installa e da
  quanto spazio richiede.  Se ne parlarà meglio più avanti.

  Linux coesisterà sul disco fisso con altri sistemi operativi, come MS-
  DOS, Microsoft Windows o OS/2 (infatti si può accedere ai file di MS-
  DOS ed eseguire alcuni programmi MS-DOS sotto Linux).  In altre
  parole, quando si partiziona il proprio disco per Linux, MS-DOS o OS/2
  vivranno nelle loro partizioni e Linux nella sua.  Maggiori dettagli
  su questi sistemi ``dual-boot'' più avanti.

  NON serve eseguire MS-DOS, OS/2 o qualsiasi altro sistema operativo
  per usare Linux.  Linux è un sistema operativo a parte completamente
  differente e non si affida ad altri SO per l'installazione e l'uso.

  La configurazione minima per Linux non è molto diversa da quella
  richiesta per la maggior parte dei sistemi MS-DOS o Windows 3.1
  venduti di questi tempi (ma è notevolmente minore di quella minima per
  Windows 95!).  Se si ha un 386 o un 486 con almeno 4 mega di RAM,
  allora si potrà felicemente usare Linux.  Linux non richiede grosse
  quantità di spazio su disco, memoria o velocità del processore.  Matt
  Welsh, il primo autore di questo HOWTO, utilizzava Linux su un 386 a
  16 MHz (la macchina più lenta che si possa prendere) con 4 mega di RAM
  ed era piuttosto contento.  Più si vuole fare, più memoria sarà
  necessaria (e più veloce dovrà essere il processore).  Nella mia
  esperienza un 486 con 16 megabyte di RAM con su Linux dà filo da
  torcere a diversi modelli di workstation molto costose.


  55..  RReeqquuiissiittii tteemmppoorraallii

  Dall'inizio alla fine, l'installazione da CD-ROM di un Linux moderno
  ci si può aspettare duri dai novanta minuti alle tre ore.


  55..11..  SScceegglliieerree uunnaa ddiissttrriibbuuzziioonnee ddii LLiinnuuxx

  Prima di poter installare Linux, si deve scegliere una delle
  ``distribuzioni'' di Linux disponibili.  Non esiste un'unica versione
  standard del software Linux: esistono molte versioni.  Ogni versione
  ha la sua documentazione e istruzioni sull'installazione.

  Le distribuzioni di Linux sono disponibili sia tramite FTP anonimo che
  ordinandole via posta su dischetti, nastro e CD-ROM.  Il Linux
  Distribution HOWTO,  <http://www.linuxdoc.org/HOWTO/Distribution-
  HOWTO.html>, include descrizioni di molte distribuzioni di Linux
  disponibili sia via FTP che via posta.

  Nel confuso e antico passato quando è stata scritta la prima versione
  di questo HOWTO (1992-93), molti si procuravano Linux per vie tortuose
  come lunghi download da Internet o da una BBS nelle loro macchine DOS;
  seguiti da un'elaborata procedura nella quale trasferivano quanto
  scaricato in diversi dischetti.  Uno di questi dischi era poi usato
  per avviare il sistema e installare tutti gli altri.  Con un po' di
  fortuna (e nessun dischetto rovinato) si finiva l'installazione
  parecchie ore dopo con un sistema Linux funzionante.  O anche no.

  Sebbene questo percorso sia ancora possibile (e si può scaricare una
  qualsiasi delle diverse distribuzioni da
  <http://metalab.unc.edu/pub/Linux/distributions/>), non c'è ora molta
  ragione per farlo.  Il modo più facile è di comprare una delle
  distribuzioni ad alta qualità di Linux distribuite su CD-ROM, come Red
  Hat, Debian, Linux Pro o WGS.  Tipicamente queste sono disponibili a
  meno di 50 dollari nella più vicina libreria o rivenditore di
  software, e vi eviteranno molte ore di scocciatura.

  Si possono pure comperare CD-ROM antologici come il Linux Developer's
  Resource set dell'Infomagic.  Tipicamente includono diversi
  distribuzioni di Linux e una copia recente dei maggiori siti su Linux,
  come metalab o tsx-11.

  Nel resto di questo HOWTO ci focalizzeremo sui passi necessari per
  installare da un CD-ROM antologico oppure una delle distribuzioni
  commerciali a basso costo che non includono un manuale installazione
  su carta.  Se il proprio Linux è accompagnato da un manuale cartaceo
  alcune parti di questo HOWTO possono fornire un utile background, ma
  si dovrebbe consultare il manuale per istruzioni di installazione più
  dettagliate.


  66..  PPaannoorraammiiccaa ddeellll''iinnssttaallllaazziioonnee


  Prima di installare è prudente raccogliere le informazioni di
  configurazione del proprio hardware.  Si prenda nota della marca e del
  modello di ciascuna scheda nella propria macchina; si collezionino i
  numeri degli IRQ e dei canali DMA.  Probabilmente queste informazioni
  non serviranno -- ma se capita che servono, non averle è molto brutto.

  Se si vuole configurare un sistema ``dual-boot'' (Linux e DOS oppure
  Windows o entrambi), si riarrangi (ripartizioni) il proprio disco per
  far posto a Linux.  Se si è avveduti, allora _c_o_m_e _p_r_i_m_a _c_o_s_a _s_i _f_a_r_à
  _i_l _b_a_c_k_u_p _d_i _t_u_t_t_o_!


  66..11..  PPrriimmii ppaassssii nneellll''iinnssttaallllaazziioonnee:: llaa vviiaa ffaacciillee

  Se si ha un CD-ROM EIDE/ATAPI (normale in questi giorni), si
  verifichino le impostazioni del BIOS della propria macchina per vedere
  se è in grado di fare il boot da CD-ROM.  Molte macchine costruite
  dopo la metà del 1997 possono farlo.

  Se la propria è fra queste, si cambino le impostazioni in modo che sia
  controllato per primo il CD-ROM.  Solitamente ciò è nel sottomenu
  'BIOS FEATURES' del menu di configurazione del BIOS.

  Poi si inserisca il CD-ROM di installazione.  Si riavvii.
  L'installazione è iniziata.

  Se si ha un CD-ROM SCSI spesso è possibile fare il boot da questo, ma
  in questo caso tale possibilità dipende di più dal tipo di scheda
  madre e dal BIOS.  Chiunque ne capisca abbastanza da spendere un po'
  più di soldi per un lettore CD-ROM SCSI, probabilmente ne sa
  abbastanza da capire se può farlo.


  66..22..  PPrriimmii ppaassssii nneellll''iinnssttaallllaazziioonnee:: llaa vviiaa ddiiffffiicciillee


  1. Creare i dischetti di installazione.

  2. Avviare un mini-Linux di installazione dai dischetti in modo tale
     da aver accesso al CD-ROM.


  66..33..  CCoonnttiinnuuaarree ll''iinnssttaallllaazziioonnee


  ·  Preparare i filesystem per Linux (se non si è ancora modificata la
     tabella delle partizioni lo si farà a questo punto).

  ·  Installare da CD-ROM una versione basilare di Linux.

  ·  Avviare Linux dal disco fisso.

  ·  (Opzionale) Installare dal CD-ROM gli altri pacchetti.


  66..44..  PPaarrttii bbaassiillaarrii ddii uunn kkiitt ddii iinnssttaallllaazziioonnee

  Ecco qui le parti basilari di una distribuzione installabile:


  ·  I file README e FAQ.  Solitamente sono presenti nella directory
     principale del proprio CD-ROM e sono leggibili una volta montato il
     CD-ROM sotto Linux (a seconda di come è stato generato il CD-ROM,
     potrebbero essere visibili anche sotto DOS/Windows).  È una buona
     idea leggere questi file non appena sono accessibili, per venire a
     conoscenza di importanti aggiornamenti o modifiche.

  ·  Diverse immagini di bootdisk (dischetti di avvio/boot) (spesso in
     una sotto directory).  Se il proprio CD-ROM non è avviabile, il
     file da scrivere in un dischetto per creare il dischetto di avvio è
     uno di questi.  Si selezionerà uunnaa delle suddette immagini di
     bootdisk, a seconda del tipo di hardware che si ha nel proprio
     sistema.

  La questione qui è che alcuni driver dell'hardware vanno in conflitto
  tra loro in modi strani, e invece di provare a fare il debug dei
  problemi hardware del proprio sistema è più semplice usare un'immagine
  del disco di installazione con abilitati solo i driver di cui si ha
  bisogno (ciò ha il bel effetto collaterale di rendere più piccolo il
  proprio kernel).


  ·  Un immagine del rescue disk (disco di ripristino).  Questo è un
     disco contenente un kernel basilare e gli strumenti per il
     ripristino da disastri nel caso qualcosa rovini il kernel o il
     blocco di avvio (boot block) del proprio disco fisso.

  ·  RAWRITE.EXE. È un programma MS-DOS che scriverà il contenuto di un
     file (come l'immagine di un disco di avvio) direttamente in un
     dischetto, senza preoccuparsi del formato.

  Se si intende creare i propri dischetti boot e root da un sistema MS-
  DOS si ha bisogno solo di RAWRITE.EXE.  Se invece si ha accesso a una
  workstation UNIX dotata di floppy, si possono creare da là i dischetti
  usando il comando `dd', o anche uno script fornito dal produttore.  Si
  veda la pagina man di dd(1) e si chieda assistenza a un guru UNIX
  locale.  C'è un esempio di uso di dd più avanti in questo documento.


  ·  Il CD-ROM stesso.  Lo scopo del disco di boot è di rendere la
     propria macchina in grado di caricare il disco di root o di
     installazione, che a loro volta sono solo dei mezzi per preparare
     il proprio disco fisso e copiarci dentro porzioni del CD-ROM.  Se
     il proprio CD-ROM è avviabile, si può fare il boot da questo e
     saltare direttamente alla preparazione del disco fisso.


  77..  LL''iinnssttaallllaazziioonnee iinn ddeettttaagglliioo

  77..11..  PPrreeppaarraarrssii ppeerr ll''iinnssttaallllaazziioonnee

  Linux fa un uso più efficace dell'hardware del PC rispetto a quanto ne
  fanno MS-DOS, Windows o NT, e per questo motivo è meno tollerante
  verso hardware mal configurato.  Ci sono alcune cose che si possono
  fare prima di cominciare per ridurre le possibilità di essere bloccati
  da uno di questi problemi.

  Per prima cosa, si raccolga qualsiasi manuale che si ha del proprio
  hardware (scheda madre, scheda video, monitor, modem, ecc.) e li si
  metta in un posto facile da raggiungere.

  Secondo, si raccolgano informazioni dettagliate sulla propria
  configurazione hardware.  Un modo semplice per farlo, se si usa MS-DOS
  5.0 o superiore, è di stampare un rapporto dalla utilità di
  diagnostica Microsoft mcd.exe (si possono lasciar perdere le parti
  relative ai TSR, ai driver, alla mappa della memoria, alle stringhe
  d'ambiente e alla versione del sistema operativo).  Tra le altre cose,
  ciò garantirà informazioni complete e corrette sulla propria scheda
  video e sul tipo di mouse, che saranno utili nella successiva
  configurazione di X.

  Terzo, si controlli la propria macchina per vedere se ci sono problemi
  di configurazione con l'hardware supportato che potrebbero causare un
  blocco irrecuperabile durante l'installazione di Linux.


  ·  Un sistema DOS/Windows che usa dischi fissi e CD-ROM IDE può
     funzionare anche se i ponticelli (jumper) master/slave dei dischi
     non sono correttamente impostati.  In questo modo Linux non
     funzionerà!  Se si è nel dubbio si controllino tali ponticelli!

  ·  Si ha qualche periferica hardware che non possiede né ponticelli di
     configurazione né memoria di configurazione non volatile?  Se è
     così, queste per partire richiedono un'inizializzazione all'avvio
     attraverso una utilità MS-DOS e possono non essere facilmente
     accessibili da Linux.  Possono avere questo problema CD-ROM, schede
     audio, schede Ethernet e dispositivi a nastro a basso costo.
     Potrebbe essere possibile venirne a capo tramite un comando al
     prompt di avvio; si veda il Linux Boot Prompt HOWTO,
     <http://www.linuxdoc.org/HOWTO/BootPrompt-HOWTO.html> per i
     dettagli.

  ·  Alcuni altri sistemi operativi permettono la condivisione di un IRQ
     tra un bus mouse e qualche altro dispositivo.  Linux non supporta
     questa cosa: infatti, se si prova si potrebbe bloccare la propria
     macchina.  Se si usa un bus mouse, si veda il Linux Bus Mouse
     HOWTO, <http://www.linuxdoc.org/HOWTO/Busmouse-HOWTO.html>, per i
     dettagli.

  Se possibile, ci si procuri il numero di telefono di un utente Linux
  esperto che si possa chiamare in caso di emergenza.  Nove volte su
  dieci non ce ne sarà bisogno, ma dà sicurezza averlo.

  Si tenga conto del tempo per l'installazione.  Ci vorranno circa una,
  due ore su un normale sistema per avere un sistema Linux completamente
  funzionante.  Anche più di tre ore per un sistema dual-boot (hanno una
  maggiore incidenza di false partenze e blocchi).


  77..22..  CCrreeaarree ii ddiisscchheettttii ddii bboooott ee rroooott

  (Questo passo è necessario solo se non si può fare il boot da un CD-
  ROM).

  Il proprio CD-ROM di Linux potrebbe contenere un programma d'aiuto che
  vi guiderà attraverso il processo di creazione dei dischetti di boot,
  di root e rescue attraverso dei prompt interattivi.  Potrebbe essere
  un programma di installazione MS-DOS (come il programma redhat.exe
  della Red Hat), uno script Unix o entrambi.

  Se si ha uno di questi programmi e lo si può usare, si dovrebbe
  leggere il seguito di questa sotto sezione solo a titolo informativo.
  Si esegua il programma per fare la reale installazione: il suo autore
  certamente conosceva meglio di me la distribuzione specifica.

  Per informazioni più dettagliate sulla creazione dei dischetti di
  boot, si veda il Linux Bootdisk HOWTO
  <http://www.linuxdoc.org/HOWTO/Bootdisk-HOWTO.html>.

  Il primo passo sarà di scegliere un'immagine del dischetto di boot che
  vada bene con il proprio hardware.  Se lo si deve fare a mano,
  generalmente si troverà che o (a) le immagini dei dischi di boot nel
  proprio CD-ROM sono chiamate in modo tale da aiutare a scegliere
  quello corretto oppure (b) c'è un file indice lì in zona che descrive
  ogni immagine.

  Poi si devono creare i dischetti dall'immagine di boot scelta e
  opzionalmente dalle immagini dei dischetti di ripristino.  Qui è dove
  entra il gioco il programma MS-DOS RAWRITE.EXE.

  Si devono avere due o tre dischetti formattati per MS-DOS _a_d _a_l_t_a
  _d_e_n_s_i_t_à (devono essere dello stesso tipo; ovvero, se il proprio
  lettore di dischetti è un lettore da 3.5", tutti i dischetti devono
  essere dischetti da 3.5" ad alta densità).  Si userà RAWRITE.EXE per
  scrivere le immagini dei dischetti di boot nei floppy.

  Lo si lanci senza argomenti, in questo modo:


       C:\> RAWRITE


  Si risponda alle richieste per il nome del file da scrivere e del
  floppy in cui scrivere (come ad esempio A:). RAWRITE copierà il file,
  blocco a blocco, direttamente nel dischetto.  Si usi RAWRITE anche per
  l'immagine del disco di root (come ad esempio COLOR144).  Quando lo si
  è fatto, si hanno due dischetti: uno contenente il dischetto di boot,
  l'altro quello di root.  Si noti che questi due dischetti non saranno
  più leggibili da MS-DOS (in un certo senso, sono dischetti
  ``formattati per Linux'').

  In un sistema UNIX si può usare il comando dd(1) per fare la stessa
  cosa (per farlo, serve una workstation UNIX dotata di floppy,
  ovviamente). Per esempio, su una workstation Sun con il lettore di
  dischetti nel device _/_d_e_v_/_r_f_d_0, si può usare il comando:



       $ dd if=bare of=/dev/rfd0 obs=18k



  Su alcune workstation si deve fornire l'argomento relativo alla
  dimensioni dei blocchi d'uscita ('l'argomento `obs') appropriato,
  altrimenti non funzionerà.  Se si hanno problemi, la pagina man di
  dd(1) può essere d'aiuto.

  Ci si assicuri di usare dischetti nuovi e senza errori.  I dischetti
  non devono contenere blocchi rovinati (bad block).

  Si noti che non serve far girare Linux o MS-DOS per poter installare
  Linux.  Comunque, l'uso di Linux o MS-DOS rende più facile la
  creazione dei dischetti di boot e root dal proprio CD-ROM.  Se non si
  ha un sistema operativo nella propria macchina, si può usare Linux o
  MS-DOS di qualcun'altro solo per le operazioni di creazione i
  dischetti, e poi usarli per l'installazione sulla propria macchina.


  77..33..  RRiippaarrttiizziioonnaarree ii pprroopprrii ddiisscchhii DDOOSS//WWiinnddoowwss

  In molti sistemi, il disco fisso ha già partizioni dedicate a MS-DOS,
  OS/2, ecc. Si deve cambiare la dimensione di queste partizioni per
  poter far spazio a Linux.  Se si intende creare un sistema dual-boot,
  è fortemente raccomandata la lettura di uno o più dei seguenti mini-
  HOWTO, che descrivono diverse configurazioni dual-boot.


  ·  DOS-Win95-OS2-Linux mini-HOWTO,
     <http://www.linuxdoc.org/HOWTO/mini/Linux+DOS+Win95+OS2.html>.

  ·  Linux+Win95 mini-HOWTO,
     <http://www.linuxdoc.org/HOWTO/mini/Linux+Win95.html>

  ·  Linux+NT-Loader mini-HOWTO,
     <http://www.linuxdoc.org/HOWTO/mini/Linux+NT-Loader.html>

  Anche se non direttamente applicabili al proprio sistema, aiuteranno a
  capire le problematiche coinvolte.

  NNOOTTAA:: Alcuni Linux si installeranno in una directory sulla partizione
  MS-DOS (questa cosa è diversa dall'installazione _d_a una partizione MS-
  DOS).  In questo caso si usa il ``filesystem UMSDOS'', che permette di
  trattare una directory della partizione MS-DOS come un filesystem
  Linux.  In questo modo, non si deve ripartizionare il proprio disco.

  Suggerisco di usare questo metodo solo se il proprio disco ha già
  quattro partizioni (il numero massimo supportato dal DOS) e
  ripartizionarlo sarebbe troppo problematico (però il proprio sistema
  Linux sarà più lento a causa del lavoro addizionale necessario per la
  traduzione dei nomi dei file).  Oppure, se si vuole provare Linux
  prima di ripartizionare, questo è un buon modo per farlo.  Ma nella
  maggior parte dei casi di dovrebbe ripartizionare, come descritto qui.
  Se si intende usare UMSDOS, occorre arrangiarsi, non verrà qui
  documentato in dettaglio.  D'ora in poi, si assume di NON usare UMSDOS
  e che quindi si effettuerà la ripartizione.

  Una _p_a_r_t_i_z_i_o_n_e è semplicemente una sezione del disco fisso messa da
  parte per l'uso con un particolare sistema operativo.  Se si ha
  solamente MS-DOS, il proprio disco fisso probabilmente ha solamente
  una partizione, dedicata interamente a MS-DOS.  Per usare Linux,
  comunque, sarà necessario ripartizionare il disco, in modo da avere
  una partizione per MS-DOS e una (o più) per Linux.

  Le partizioni si dividono in tre tipi: _p_r_i_m_a_r_i_a, _e_s_t_e_s_a e _l_o_g_i_c_a.
  Brevemente, le partizioni primarie sono le quattro partizioni
  principali del disco.  Comunque, se si vogliono avere più di quattro
  partizioni per disco, si deve rimpiazzare l'ultima partizione primaria
  con una partizione estesa, che può contenere molte partizioni logiche.
  Non si immagazzinano i dati direttamente in una partizione estesa: è
  usata solo come contenitore per le partizioni logiche.  I dati sono
  immagazzinati solamente in partizioni primarie oppure in partizioni
  logiche.

  Per metterla in un altro modo, molti usano solo partizioni primarie.
  Comunque, se servono più di quattro partizioni su un disco, si crea
  una partizione estesa.  Le partizioni logiche sono poi create sopra la
  partizione estesa, ed ecco fatto: più di quattro partizioni per disco.

  Si noti che si può facilmente installare Linux sul secondo disco nel
  proprio sistema (noto come D: a MS-DOS).  Semplicemente si specifichi
  il nome di device appropriato quando si creano le partizioni Linux.
  Ciò è descritto in dettaglio nel seguito.

  Torniamo al ripartizionamento del disco.  Un tempo non c'era alcun
  modo di ridimensionare le partizioni senza distruggere i dati
  presenti.  Di questi tempi sono disponibili delle utilità di
  partizionamento che possono ridimensionare in maniera non distruttiva;
  conoscono la struttura dei filesystem, possono trovare lo spazio
  libero nel filesystem e possono spostare i dati dei file in giro per
  la partizione per spostare lo spazio libero dove necessario per poter
  effettuare correttamente il ridimensionamento.  È ancora suggerito di
  fare un backup completo prima di usare uno di questi strumenti, in
  caso di errore del programma o umano.

  Sotto Linux GNU parted <http://www.gnu.org/software/parted> permette
  di creare, distruggere, ridimensionare e copiare partizioni.  Supporta
  i filesystem ext2, FAT16 e FAT32 e i dispositivi di swap di Linux;
  supporta anche le etichette per i dischi MS-DOS.  Parted è utile per
  fare spazio per nuovi sistemi operativi, riorganizzare l'uso del
  disco, copiare dati tra dischi fissi e creare immagini di dischi.  È
  un programma relativamente nuovo, ma si dice funzioni bene e non
  rovini i dati.

  Sotto MS-DOS esiste un ripartizionatore non distruttivo di dischi
  chiamato FIPS.  Si veda a
  <http://metalab.unc.edu/pub/Linux/system/install>.  Con FIPS, un
  ottimizzatore di disco (come il Norton Speed Disk) e un po' di
  fortuna, si dovrebbe essere in grado di ridimensionare partizioni MS-
  DOS senza distruggere i dati presenti.

  Il metodo più vecchio per ridimensionare una partizione, se non si ha
  uno di questi strumenti di ridimensionamento delle partizioni, è di
  cancellare la partizione (o le partizioni) e di ricrearle di
  dimensione minore.  Se si usa questo metodo, si deve assolutamente
  fare una copia di backup per poter salvare i propri dati.

  Il modo classico per modificare le partizioni è con il programam
  FDISK.  Per esempio, facciamo il caso di avere un disco fisso da 80
  mega, dedicato a MS-DOS.  Vorremo dividerlo in due: 40 mega per MS-DOS
  e 40 mega per Linux.  Per farlo, si lanci FDISK sotto MS-DOS, si
  cancelli la partizione da 80 mega e si ricrei una partizione MS-DOS da
  40 mega al suo posto.  Si può poi riformattare la nuova partizione e
  reinstallare il proprio software MS-DOS dai backup.  40 megabyte del
  disco sono lasciati vuoti.  Più tardi, si creino le partizioni Linux
  nella porzione non utilizzata del disco.

  In breve, si dovranno fare le seguenti cose per ridimensionare
  partizioni MS-DOS con FDISK:

  1. Fare un backup completo del sistema.

  2. Creare un dischetto MS-DOS avviabile, usando un comando tipo

       FORMAT /S A:


  3. Copiare i file FDISK.EXE e FORMAT.COM in questo dischetto, oltre
     alle altre utilità di cui si ha bisogno (per esempio, le utilità
     per ripristinare i dati dal backup).

  4. Riavviare usando il dischetto MS-DOS.

  5. Lanciare FDISK, possibilmente specificando il disco da modificare
     (come C: o D:).

  6. Usare le opzioni del menu di FDISK per cancellare le partizioni che
     si intende ridimensionare. CCiiòò ddiissttrruuggggeerràà ttuuttttii ii ddaattii ssuullllee
     ppaarrttiizziioonnii iinn qquueessttiioonnee..

  7. Usare le opzioni del menu di FDISK per ricreare queste partizioni,
     di dimensioni minori.

  8. Uscire da FDISK e riformattare le nuove partizioni con il comando
     FORMAT.

  9. Ripristinare i file originali dal backup.

  Si noti che FDISK di MS-DOS offrirà l'opzione di creare un ``disco
  logico DOS''.  Un disco logico DOS è semplicemente una partizione
  logica nel disco fisso.  Si può installare Linux in una partizione
  logica, ma non si deve creare quella partizione logica con l'FDISK di
  MS-DOS.  Quindi, se attualmente si usa un disco logico DOS e si vuole
  installare Linux al suo posto, si dovrebbe cancellare il disco logico
  con l'FDSIK di MS-DOS, e (più tardi) creare una partizione logica per
  Linux al suo posto.

  Il meccanismo usato per ripartizionare per OS/2 e altri sistemi
  operativi è simile.  Si veda la documentazione di questi sistemi
  operativi per i dettagli.


  77..44..  CCrreeaarree ppaarrttiizziioonnii ppeerr LLiinnuuxx

  Dopo aver ripartizionato il proprio disco, è necessario creare
  partizioni per Linux.  Prima di descrivere come farlo, si parlerà
  delle partizioni e dei filesystem sotto Linux.


  77..44..11..  FFoonnddaammeennttii ssuullllee ppaarrttiizziioonnii

  Linux richiede almeno una partizione, per il _f_i_l_e_s_y_s_t_e_m _d_i _r_o_o_t, che
  conterrà il kernel di Linux.

  Si può pensare a un _f_i_l_e_s_y_s_t_e_m come a una partizione formattata per
  Linux.  I filesystem sono usati per contenere i file.  Ogni sistema
  deve avere almeno un filesystem di root.  Comunque, molti utenti
  preferiscono usare diversi filesystem: uno per ogni parte principale
  dell'albero delle directory.  Per esempio, si può voler creare un
  filesystem separato per contenere tutti i file sotto la directory _/_u_s_r
  (si noti che nei sistemi UNIX, per delimitare le directory viene usata
  la barra diritta (`/') e non la barra inversa (`\')).  In questo caso
  si ha sia un filesystem di root che un filesystem per _/_u_s_r.

  Ogni filesystem richiede una sua partizione.  Quindi se si usa sia un
  filesystem di root che uno per _/_u_s_r, sarà necessario creare due
  partizioni Linux.

  Inoltre, molti utenti creano una _p_a_r_t_i_z_i_o_n_e _d_i _s_w_a_p, usata come RAM
  virtuale.  Se si hanno, diciamo, 4 mega di memoria nella propria
  macchina e una partizione di swap da 10 megabyte, per quanto riguarda
  Linux si hanno 14 megabyte di memoria virtuale.

  Quando usa lo spazio di swap, Linux sposta la pagine di memoria
  inutilizzate nel disco, permettendo così di eseguire
  contemporaneamente più applicazioni nel sistema.  Comunque, poiché
  tale operazione spesso è lenta, non è un rimpiazzo per della vera
  memoria RAM.  Ma le applicazioni che richiedono grosse quantità di
  memoria (come il sistema X Window) spesso fanno affidamento sulla swap
  se non si ha abbastanza RAM fisica.

  Praticamente tutti gli utenti di Linux impiegano una partizione di
  swap.  Se si hanno 4 mega di RAM o meno, è richiesta una partizione di
  swap per installare il software.  Una partizione di swap è fortemente
  raccomandata comunque, a meno di non avere una grande quantità di RAM
  fisica.

  La dimensione della partizione di swap dipende da quanta memoria
  virtuale serve.  Spesso viene suggerito di avere in totale almeno 16
  megabyte di memoria virtuale.  Quindi, se già si hanno 8 mega di RAM
  fisica, si vorrà creare una partizione di swap da 8 mega.  Si noti che
  le partizioni di swap non possono essere più grandi di 128 megabyte.
  Quindi, se sono necessari più di 128 mega di swap, si devono creare
  più partizioni di swap.  Si possono avere in tutto 16 partizioni di
  swap.

  Si possono trovare maggiori informazioni sulla teoria della
  disposizione dello spazio di swap e del partizionamento del disco nel
  Linux Partition mini-HOWTO,
  <http://www.linuxdoc.org/HOWTO/mini/Partition.html>.

  Nota: in un sistema dual-boot è possibile, attraverso un piccolo
  trucco, condividere le partizioni di swap tra Linux e Windows 95.  Per
  i dettagli si veda il Linux Swap Space Mini-HOWTO,
  <ftp://metalab.unc.edu/pub/Linux/docs/HOWTO/unmaintained/mini/Swap-
  Space>.

  Tranello #1: se si ha un disco EIDE con una partizione che supera i
  504MB, il BIOS potrebbe non permettere di fare il boot del Linux lì
  installato.  Quindi si mantenga la propria partizione di root sotto i
  504MB.  Questo non dovrebbe essere un problema per i controller dei
  dischi SCSI, che normalmente hanno il proprio BIOS firmware.  Per i
  dettagli tecnici, si veda il Large Disk Mini-HOWTO,
  <http://www.linuxdoc.org/HOWTO/mini/Large-Disk.html>.

  Tranello #2: Si stanno mischiando dischi IDE e SCSI?  Allora
  attenzione.  Il BIOS potrebbe non permettere il boot direttamente da
  un disco SCSI.


  77..44..22..  DDiimmeennssiioonnee ddeellllee ppaarrttiizziioonnii

  Oltre alle partizioni di root e swap, si vorranno impostare una o più
  partizioni per contenere il proprio software e home directory.

  Mentre, in teoria, si potrebbe far funzionare tutto in una unica
  grossa partizione di root, praticamente nessuno lo fa.  L'avere più
  partizioni ha diversi vantaggi:


  ·  Spesso abbassa il tempo richiesto per il controllo dei filesystem
     al boot.

  ·  I file non possono crescere oltre i limiti delle partizioni.
     Quindi si possono usare i limiti delle partizioni come gabbia
     contro i programmi (come le news Usenet) che vogliono mangiarsi
     grosse fette di disco, per impedire che si approprino dello spazio
     necessario per il kernel e il resto delle applicazioni.

  ·  Se mai si combinerà qualcosa di brutto nel disco, formattare e
     ripristinare un'unica partizione è meno doloroso che dover rifare
     tutto da capo.

  Nei grossi dischi ora disponibili, una buona configurazione di base è
  di avere un piccola partizione di root (meno di 80 mega), una
  partizione /usr di medie dimensioni (fino a 300 mega) per contenere il
  software di sistema e una partizione /home che occupa il resto dello
  spazio disponibile per le home directory.

  Si possono fare anche cose più elaborate.  Se si sa che si faranno
  girare le news Usenet, per esempio, si può voler riservare una
  partizione solo per le news per poter così controllare la massima
  utilizzazione del disco.  O creare una partizione /var per posta, news
  e file temporanei.  Ma nel regime odierno di dischi poco costosi e
  molto grandi queste complicazioni appaiono sempre meno necessarie per
  la prima installazione di Linux.  Specie la prima volta, si cerchi di
  mantenere le cose semplici.


  77..55..  AAvvvviiaarree iill ddiisscchheettttoo ddii iinnssttaallllaazziioonnee

  Il primo passo è di fare il boot dal dischetto di avvio che si è
  generato.  Normalmente si sarà in grado di fare il boot senza toccare
  niente; il prompt di boot del kernel si riempirà da solo dopo 10
  secondi.  Così è come solitamente si farà il boot da un disco IDE.

  Quel che realmente succede è questo: il dischetto di boot fornisce un
  sistema operativo in miniatura che (poiché il disco fisso non è ancora
  stato preparato) usa una porzione della RAM disponibile come disco
  virtuale (chiamato, abbastanza logicamente, un `ramdisk').

  Il dischetto di boot carica nel ramdisk un piccolo insieme di file e
  strumenti di installazione che più tardi si userà per preparare il
  disco fisso e installarci un Linux utilizzabile dal CD-ROM.

  (In passato questo era un processo a due stadi, nel quale veniva
  utilizzato anche un secondo disco, detto `dischetto di root' (root
  disk); ciò è cambiato quando sono stati introdotti i moduli del
  kernel).

  Specificando un argomento dopo il nome del kernel, si possono
  specificare, prima di avviare il kernel di Linux, diversi parametri
  hardware, come l'IRQ e l'indirizzo del proprio controller SCSI o la
  geometria del disco.  Ciò può essere necessario, per esempio, se Linux
  non rileva il controller SCSI o la geometria del disco.

  In particolare, molti controller SCSI senza BIOS richiedono che si
  specifichi un indirizzo di porta e un IRQ all'avvio. Analogamente, le
  macchine IBM PS/1, ThinkPad e ValuePoint non salvano la geometria del
  disco nel CMOS e quindi deve essere specificata all'avvio (più tardi,
  si sarà in grado di configurare il sistema in modo che fornisca da
  solo questi parametri).

  Si presti attenzione ai messaggi durante l'avvio del sistema.
  Elencheranno e descriveranno l'hardware che rileva la propria
  installazione di Linux.  In particolare, se si ha un controller SCSI,
  si dovrebbe vedere un elenco degli host SCSI rilevati.  Se si vede il
  messaggio:



       SCSI: 0 hosts



  allora non è stato rilevato alcun controller SCSI e a questo punto non
  c'è modo di dire al kernel dove sta.

  Inoltre, il sistema mostrerà informazioni sulle partizioni del disco e
  sui dispositivi rilevati.  Se manca qualcuna di queste informazioni
  oppure non è corretta si deve forzare il rilevamento dell'hardware.

  D'altra parte, se tutto va bene e sembra che il proprio hardware sia
  stato rilevato, si può passare direttamente alla sezione seguente,
  ``Usare il dischetto di root''.

  Per forzare il rilevamento dell'hardware, si devono inserire i
  parametri appositi al prompt di boot, usando la seguente sintassi:



       linux <parametri...>



  Sono disponibili diversi parametri di questo tipo; nel seguito un
  elenco di alcuni dei più comuni.  I dischetti di boot moderni di Linux
  spesso offrono la possibilità di vedere, prima di fare il boot, una
  schermata d'aiuto che descrive alcuni parametri del kernel.


  ·  _h_d_=_c_i_l_i_n_d_r_i_,_t_e_s_t_i_n_e_,_s_e_t_t_o_r_i Specifica la geometria del disco.
     Richiesto per sistemi come IBM PS/1, ValuePoint e ThinkPad.  Per
     esempio, se il proprio disco ha 683 cilindri, 16 testine e 32
     settori per traccia, si inserisca



       linux hd=683,16,32



  ·  _t_m_c_8_x_x_=_m_e_m_a_d_d_r_,_i_r_q Specifica l'indirizzo e l'IRQ per il controller
     SCSI senza BIOS Future Domain TMC-8xx.  Per esempio,



       linux tmc8xx=0xca000,5



  Si noti che deve essere usato il prefisso _0_x per tutti i valori speci­
  ficati in esadecimale.  Ciò è vero anche per tutte le opzioni
  seguenti.

  ·  _s_t_0_x_=_m_e_m_a_d_d_r_,_i_r_q Specifica l'indirizzo e l'IRQ per il controller
     SCSI senza BIOS Seagate ST02.

  ·  _t_1_2_8_=_m_e_m_a_d_d_r_,_i_r_q Specifica l'indirizzo e l'IRQ per il controller
     SCSI senza BIOS Trantor T128B.

  ·  _n_c_r_5_3_8_0_=_p_o_r_t_,_i_r_q_,_d_m_a Specifica la porta, l'IRQ e il canale DMA per
     il generico controller SCSI NCR5380.

  ·  _a_h_a_1_5_2_x_=_p_o_r_t_,_i_r_q_,_s_c_s_i___i_d_,_1 Specifica la porta, l'IRQ e l'ID SCSI
     per i controller senza BIOS AIC-6260.  Questi includono i
     controller Adaptec 1510, 152x e la Soundblaster-SCSI.

  Se si hanno domande su queste opzioni d'avvio, invito a leggere il
  Linux _S_C_S_I _H_O_W_T_O, che dovrebbe essere disponibile su qualsiasi
  archivio FTP di Linux (o da dove si è ottenuto questo documento).  Lo
  _S_C_S_I _H_O_W_T_O illustra la compatibilità SCSI di Linux in maggior
  dettaglio.



  77..55..11..  SScceegglliieerree ffrraa ll''iinnssttaallllaazziioonnee EEGGAA oo XX

  I vecchi Linux (tra cui Slackware) a questo punto presentavano il
  prompt di una shell e chiedevano di inserire, in un ordine
  prestabilito, i comandi di installazione.  Ciò è ancora possibile, ma
  quelli più nuovi partono lanciando un programma di installazione
  ``orientato allo schermo'' che prova a guidare interattivamente
  attraverso i vari passi, offrendo pure un sacco di aiuto in linea.

  Probabilmente verrà offerta l'opzione di provare a configurare X
  adesso cosicché il programma di installazione possa andare in grafica.
  Se si sceglie questa strada, il programma di installazione farà
  domande sul tipo di mouse e monitor posseduti prima di procedere
  nell'installazione.  Una volta installato Linux, queste impostazioni
  saranno salvate.  Più avanti si sarà in grado di regolare le
  prestazioni del proprio monitor, mentre a questo punto conviene
  impostare una semplice modalità SVGA 640x480.

  X non è necessario per l'installazione, ma (ammesso si sia superata la
  configurazione del mouse e del monitor) molti trovano l'interfaccia
  grafica più semplice da usare.  E poiché prima o poi sicuramente si
  dovrà configurare X, provare adesso non è una cattiva idea.

  Si seguano semplicemente le istruzioni nel programma.  Vi porterà
  attraverso i passi necessari per preparare il disco, creare account
  iniziali per gli utenti e installare i pacchetti software dal CD-ROM.

  Nelle sottosezioni che seguono si descriveranno alcune delle aree più
  macchinose della sequenza di installazione come se le si facesse a
  mano.  Ciò dovrebbe aiutare a capire cosa sta facendo il programma di
  installazione e perché lo fa.


  77..55..22..  UUssaarree ffddiisskk  ee ccffddiisskk

  Il primo passo dell'installazione una volta avviato il dischetto di
  root di Linux sarà creare o modificare le tavole delle partizioni nei
  propri dischi.  Anche se prima si è usato FDISK per impostare le
  partizioni, ora si dovrà rimettere mano alla tabella delle partizioni
  e inserire alcune informazioni specifiche per Linux.

  Per creare o modificare partizioni Linux, useremo la versione Linux
  del programma fdisk, o il suo fratello orientato allo schermo cfdisk.

  Generalmente il programma di installazione cercherà una tabella di
  partizioni preesistente e offrirà di eseguire su di essa fdisk o
  cfdisk.  Dei due, cfdisk è sicuramente più facile da usare, ma la
  versioni correnti sono pure meno tolleranti nel caso di tabelle delle
  partizioni non esistenti o alterate.

  Quindi può capitare (specialmente se si sta installando su
  dell'hardware vergine) che sia necessario avviare fdisk per portarsi
  ad uno stato che cfdisk può gestire.  Si provi a lanciare cfdisk; se
  si lagna, si lanci fdisk (un buon modo per procedere se si sta
  costruendo un sistema con solo Linux e cfdisk si lagna, è di usare
  fdisk per cancellare tutte le partizioni esistenti e poi lanciare
  cfdisk per modificare la tavola vuota).

  Alcune note che si applicano sia a fdisk che a cfdisk.  Entrambi
  accettato un argomento che è il nome del disco nel quale si vuole
  creare una partizione Linux.  I nomi di device dei dischi fissi sono:


  ·  _/_d_e_v_/_h_d_a Primo disco IDE

  ·  _/_d_e_v_/_h_d_b Secondo disco IDE

  ·  _/_d_e_v_/_s_d_a Primo disco SCSI

  ·  _/_d_e_v_/_s_d_b Secondo disco SCSI

  Per esempio, per creare partizioni Linux su primo disco SCSI nel
  proprio sistema, si userà (oppure il proprio programma di
  installazione potrebbe generarlo da una scelta in un menu) il comando:


       cfdisk /dev/sda


  Se si usa fdisk o cfdisk senza un argomento, assumeranno _/_d_e_v_/_h_d_a.

  Per creare partizioni Linux sul secondo disco del proprio sistema,
  semplicemente si specifichi _/_d_e_v_/_h_d_b (per dischi IDE) oppure _/_d_e_v_/_s_d_b
  (per dischi SCSI) quando si esegue fdisk.

  Le partizioni Linux non devono trovarsi necessariamente tutte nello
  stesso disco.  È possibile creare, per esempio, una partizione per il
  filesystem di root su _/_d_e_v_/_h_d_a e una di swap su _/_d_e_v_/_h_d_b.  Per poterlo
  fare semplicemente si esegua fdisk o cfdisk su ciascun disco.

  Sotto Linux alle partizioni è dato un nome a seconda del disco al
  quale appartengono.  Per esempio, la prima partizione sul disco
  _/_d_e_v_/_h_d_a è _/_d_e_v_/_h_d_a_1, la seconda è _/_d_e_v_/_h_d_a_2 e così via.  Se si ha una
  qualsiasi partizione logica, questa è numerata a partire da _/_d_e_v_/_h_d_a_5,
  _/_d_e_v_/_h_d_a_6 e così via.

  NNOOTTAA:: Con fdisk o cfdisk di Linux non si dovrebbero creare o
  cancellare partizioni per sistemi operativi diversi da Linux.  Ovvero,
  non si creino o si cancellino partizioni MS-DOS con questa versione di
  fdisk; si usi invece la versione MS-DOS di FDISK.  Se si prova a
  creare partizioni MS-DOS con l'fdisk di Linux, è possibile che MS-DOS
  non riconosca la partizioni e non si avvii correttamente.

  Ecco qui un esempio d'uso di fdisk.  Qui, c'è  una sola partizione MS-
  DOS che usa 61693 blocchi sul disco e il resto del disco è libero per
  Linux (sotto Linux un blocco è 1024 byte, quindi 61693 blocchi sono
  circa 61 megabyte).  Si creeranno solo due partizioni in questo
  esempio, una di swap e l'altra di root.  Probabilmente si dovrebbe
  estendere il tutto a quattro partizioni Linux, in linea con le
  raccomandazioni di prima: una per la swap, una per il filesystem di
  root, una per il software di sistema e un'area per le home directory.

  Per prima cosa, si usi il comando ``p'' per vedere la tabella delle
  partizioni corrente.  Come si può vedere, _/_d_e_v_/_h_d_a_1 (la prima
  partizione su _/_d_e_v_/_h_d_a) è una partizione DOS di 61693 blocchi.


       Command (m for help):   p
       Disk /dev/hda: 16 heads, 38 sectors, 683 cylinders
       Units = cylinders of 608 * 512 bytes

            Device Boot  Begin   Start     End  Blocks   Id  System
         /dev/hda1   *       1       1     203   61693    6  DOS 16-bit >=32M

       Command (m for help):



  Poi, si usi il comando ``n'' per creare una nuova partizione. La
  partizione Linux sarà di 80 mega.



       Command (m for help):  n
       Command action
           e   extended
           p   primary partition (1-4)
       p



  Qui è stato chiesto se si voleva creare una partizione estesa o
  primaria.  Nella maggior parte dei casi si vorranno usare partizioni
  primarie, a meno che non si abbia bisogno di più di quattro partizioni
  su un disco.  Si veda la precedente sezione ``Ripartizionamento'' per
  maggiori informazioni.



       Partition number (1-4): 2
       First cylinder (204-683):  204
       Last cylinder or +size or +sizeM or +sizeK (204-683): +80M



  Il primo cilindro dovrà essere il primo cilindro libero DOPO la fine
  dell'ultima partizione.  In questo caso, _/_d_e_v_/_h_d_a_1 termina sul
  cilindro 203, quindi la nuova partizione deve iniziare al cilindro
  204.

  Come si vede, si è usata la notazione ``+80M'', che specifica una
  partizione da 80 mega.  Analogamente la notazione ``+80K'' specifica
  una partizione da 80 kylobyte e ``+80'' specifica una partizione di
  soli 80 byte.



       Warning: Linux cannot currently use 33090 sectors of this partition


  Se si vede questo avviso, lo si può ignorare.  È il rimasuglio di una
  vecchia restrizione che imponeva che i filesystem di Linux non
  potevano superare la dimensione di 64 mega.  Comunque, con i tipi di
  filesystem più recenti, non è più il caso di preoccuparsi... le
  partizioni possono ora essere grandi sino a 4 terabyte.

  Si crei poi la partizione di swap da 10 mega, _/_d_e_v_/_h_d_a_3.



       Command (m for help): n
       Command action
           e   extended
           p   primary partition (1-4)
       p

       Partition number (1-4): 3
       First cylinder (474-683):  474
       Last cylinder or +size or +sizeM or +sizeK (474-683):  +10M



  Ancora, si veda il contenuto delle tabella delle partizioni.  Ci si
  assicuri di trascrivere da qualche parte le informazioni, specialmente
  la dimensione di ogni partizione in blocchi.  Queste informazioni
  serviranno più tardi.



       Command (m for help): p
       Disk /dev/hda: 16 heads, 38 sectors, 683 cylinders
       Units = cylinders of 608 * 512 bytes

            Device Boot  Begin   Start     End  Blocks   Id  System
         /dev/hda1   *       1       1     203   61693    6  DOS 16-bit >=32M
         /dev/hda2         204     204     473   82080   83  Linux native
         /dev/hda3         474     474     507   10336   83  Linux native



  Si noti che la partizione di swap di Linux (la _/_d_e_v_/_h_d_a_3) è di tipo
  ``Linux native''.  È necessario cambiare il tipo della partizione di
  swap a ``Linux swap'' cosicché il programma di installazione la
  riconosca come tale.  Per farlo, si usi il comando ``t'' di fdisk:



       Command (m for help): t
       Partition number (1-4): 3
       Hex code (type L to list codes): 82



  Se si usa ``L'' per elencare i codici dei tipi, si vedrà che 82 è il
  tipo corrispondente a Linux swap.

  Per uscire da fdisk e salvare le modifiche nella tabella delle
  partizioni, si usi il comando ``w''. Per uscire  da fdisk SENZA
  salvare le modifiche, si usi il comando ``q''.

  Dopo essere usciti da fdisk, il sistema potrebbe chiedere di riavviare
  per assicurarsi che le modifiche abbiano effetto.  In genere non c'è
  ragione per riavviare dopo aver usato fdisk: le versioni moderne di
  fdisk e cfdisk sono abbastanza sveglie da aggiornare le partizioni
  senza che sia necessario riavviare.


  77..55..33..  PPaassssii ddooppoo iill rriippaarrttiizziioonnaammeennttoo

  Dopo aver modificato le tabelle delle partizioni, il proprio programma
  di installazione dovrebbe darci un'occhiata e offrirsi di abilitare la
  partizione di swap.  Si risponda di sì (viene chiesto, invece di farlo
  automaticamente, nel caso si abbia un sistema dual-boot e una delle
  proprie partizioni non Linux assomigli accidentalmente a una zona di
  swap).

  Successivamente il programma chiederà di associare nomi di filesystem
  (come /, /usr, /var, /tmp, /home, /home2, ecc.) con ognuna delle
  partizioni non di swap che si intende usare.

  C'è solo una regola veloce e rigida in tutto questo.  Ci deve essere
  un filesystem di root, chiamato /, e dev'essere avviabile.  Le altre
  partizioni di Linux le si può chiamare come si vuole.  Ma ci sono
  alcune convenzioni sui nomi che probabilmente vi semplificheranno la
  vita più tardi.

  In precedenza si è raccomandata un'impostazione basilare con tre
  partizioni: una piccola root, una partizione di medie dimensioni per
  il software di sistema e una grossa partizione per le home.
  Tradizionalmente, queste sarebbero chiamate /, /usr e /home.  Il
  controintuitivo nome `/usr' ha le sue ragioni storiche dai giorni in
  cui i sistemi Unix (molto più piccoli) mettevano il software di
  sistema e le home directory degli utenti in un unica partizione.  Il
  funzionamento di buona parte del software dipende da questi nomi.

  Se si ha più di un area per le home directory, è convenzione chiamarle
  /home, /home2, /home3, ecc.  Questo può accadere se si ha più di un
  disco fisico.  Nel mio sistema personale, per esempio, la struttura
  del filesystem appare così:



       Filesystem         1024-blocks  Used Available Capacity Mounted on
       /dev/sda1              30719   22337     6796     77%   /
       /dev/sda3             595663  327608   237284     58%   /usr
       /dev/sda4            1371370    1174  1299336      0%   /home
       /dev/sdb1            1000949  643108   306130     68%   /home2



  Il secondo disco (sdb1) non è realmente dedicato completamente a
  /home2; non sono mostrate le partizioni di swap di sda e sdb.  Ma si
  può vedere che /home è la più grande area libera su sda e /home2 è
  l'area utente di sdb.

  Se si vuole creare una partizione per l'area di scratch, spool, per i
  file temporanei, le mail e le news, la si chiami /var.  Altrimenti, si
  può creare /usr/var e creare un link simbolico chiamato /var che ci
  punti (il programma di installazione potrebbe offrirsi di farlo).


  77..66..  IInnssttaallllaarree ii ppaacccchheettttii ssooffttwwaarree

  Una volta create le partizioni, il resto dell'installazione dovrebbe
  essere praticamente automatico.  Il proprio programma di installazione
  (che sia in EGA o X) guiderà attraverso una serie di menu che
  permettono di specificare il CD-ROM dal quale installare, la
  partizione da usare e così via.
  Qui non si entrerà nello specifico di questo stadio di installazione.
  È una delle parti che varia di più tra le diverse distribuzioni di
  Linux (tradizionalmente i rivenditori competono per aggiungere valore
  a questa fase), ma è anche la parte più semplice.  E i programmi di
  installazione sono molto ben documentati e con utili schermate di
  aiuto.


  77..77..  DDooppoo ll''iinnssttaallllaazziioonnee ddeeii ppaacccchheettttii

  Dopo che l'installazione è completa, e se tutto è andato bene, il
  programma di installazione vi porterà attraverso alcune scelte per
  configurare il sistema in vista del suo primo avvio da disco fisso.


  77..77..11..  LLIILLOO,, iill LLIInnuuxx LLOOaaddeerr

  LILO (che significa ``LInux LOader'') è un programma che consente di
  avviare Linux (e gli altri sistemi operativi, come MS-DOS) dal vostro
  disco rigido.

  Può darsi che il programma di installazione chieda di installare LILO
  sul disco rigido. A meno che non si usi OS/2, si risponda di sì.  OS/2
  ha delle esigenze particolari, vedi ``Configurazione personalizzata di
  LILO''.

  Installare LILO come loader primario rende inutile l'uso di un
  dischetto di avvio: ad ogni avvio è possibile dire a LILO quale
  sistema operativo lanciare.


  77..77..22..  CCoommee ccrreeaarree uunn ddiisscchheettttoo ddii aavvvviioo ((ffaaccoollttaattiivvoo))

  Si può anche avere la possibilità di creare un ``dischetto di avvio
  standard'' da usare per avviare il sistema Linux appena installato
  (questo è un metodo vecchio e non molto comodo, che assume che
  normalmente si avvii il DOS, e si usi il dischetto di avvio per
  entrare in Linux).

  Per questo sarà chiesto un dischetto ad alta densità vuoto e
  formattato per MS-DOS dello stesso tipo che si usa per fare il boot
  del sistema.  Semplicemente si inserisca il dischetto quando chiesto e
  sarà creato un dischetto di avvio (non è lo stesso usato per
  l'installazione e i due non possono essere sostituiti l'uno
  all'altro!).


  77..77..33..  MMiisscceellllaanneeaa ssuullllaa ccoonnffiigguurraazziioonnee ddeell ssiisstteemmaa

  La procedura di post-installazione può anche portare attraverso
  diversi menu che permettono di configurare il proprio sistema.  Questi
  permettono di specificare il device del proprio modem e del mouse, il
  fuso orario, ecc.  Si seguano le opzioni dei menu.

  Può essere chiesto anche di creare account utente o di specificare una
  password per l'account di root (l'amministratore).  Non sono cose
  complicate e si possono semplicemente seguire le istruzioni a video.


  88..  AAvvvviiaarree iill nnuuoovvoo ssiisstteemmaa

  Se tutto è andato come previsto, si dovrebbe ora essere in grado di
  avviare Linux dal disco fisso usando LILO.  Alternativamente, si
  dovrebbe essere in grado di avviare tramite il dischetto di boot (non
  il dischetto di boot originale, ma il dischetto creato dopo aver
  installato il software).  Dopo l'avvio, si effettui il login come
  _r_o_o_t.  Congratulazioni!  Si è preso possesso del proprio sistema
  Linux.

  Se si avvia usando LILO, si provi a tener premuto il tasto _s_h_i_f_t o il
  tasto _c_o_n_t_r_o_l durante il boot.  Ciò permetterà di accedere al prompt
  di boot; si prema il tasto _t_a_b per vedere una lista di opzioni.  In
  questo modo è possibile avviare Linux, MS-DOS e quant'altro
  direttamente da LILO.


  99..  DDooppoo iill pprriimmoo aavvvviioo

  Si dovrebbe vedere la richiesta di login del nuovo Linux, appena
  avviato dal proprio disco fisso.  Congratulazioni!


  99..11..  PPrriimmii ppaassssii nneellll''aammmmiinniissttrraazziioonnee ddii ssiisstteemmaa

  A seconda di come sono andate le varie fasi dell'installazione, a
  questo punto può essere necessario creare account, cambiare il nome
  dell'host o (ri)configurare X.  Ci sono molte altre cose che si
  possono impostare e configurare, tra i cui dispositivi di backup, le
  connessioni SLIP/PPP a un fornitore di servizi Internet, ecc.

  Un buon libro sull'amministrazione di sistema UNIX sarà d'aiuto
  (suggerisco _E_s_s_e_n_t_i_a_l _S_y_s_t_e_m_s _A_d_m_i_n_i_s_t_r_a_t_i_o_n della O'Reilly and
  Associates).  Col passare del tempo imparerete tutto.  Per
  informazioni sugli altri aspetti della configurazione è bene leggere
  altri Linux HOWTO, come il _N_E_T_-_3_-_H_O_W_T_O e il _P_r_i_n_t_i_n_g_-_H_O_W_T_O.


  99..22..  CCoonnffiigguurraazziioonnee ppeerrssoonnaalliizzzzaattaa ddii LLIILLOO

  LILO è un boot loader che può essere usato per scegliere tra Linux,
  MS-DOS e alcuni altri sistemi operativi all'avvio della macchina.  È
  possibile che la propria distribuzione configuri automaticamente LILO
  durante la fase di installazione (a meno che non si usi OS/2, questo è
  quello che si dovrebbe aver fatto).  Se è così, si può saltare il
  resto di questo sezione.

  Se si è installato LILO come boot loader _p_r_i_m_a_r_i_o, gestirà il primo
  stadio del processo di avvio per tutti i sistemi operativi presenti
  sul disco fisso.  Ciò funziona bene se MS-DOS è il solo altro sistema
  operativo installato nel sistema.  Comunque, si può voler usare anche
  OS/2 che dispone di un suo Boot Manager.  In questo caso, si deve
  usare il Boot Manager di OS/2 come boot loader primario e usare LILO
  solamente per avviare Linux (come boot loader _s_e_c_o_n_d_a_r_i_o).

  Un importante problema per quanti usano sistemi EIDE: a causa di una
  limitazione del BIOS, il settore di boot di qualsiasi sistema
  operativo presente deve stare in uno dei primi due dischi fisici.
  Altrimenti LILO si bloccherà dopo aver scritto "LI", e non c'è modo di
  smuoverlo da lì.

  Se si deve configurare manualmente LILO, occorre modificare il file
  _/_e_t_c_/_l_i_l_o_._c_o_n_f.  Qui sotto viene presentato un esempio di un file di
  configurazione di LILO, dove la partizione di root di Linux è su
  _/_d_e_v_/_h_d_a_2 e MS-DOS è installato su _/_d_e_v_/_h_d_b_1 (sul secondo disco
  fisso).



  # Dice a LILO di installarsi come boot loader primario su /dev/hda.
  boot = /dev/hda
  # L'immagine di boot da installare; probabilmente non serve cambiarla.
  install = /boot/boot.b

  # Sezione per avviare Linux.
  image = /vmlinuz       # Il kernel è in /vmlinuz
    label = linux        # Diamogli il nome "linux"
    root = /dev/hda2     # Usa /dev/hda2 come filesystem di root
    vga = ask            # Chiedi la modalità VGA
    append = "aha152x=0x340,11,7,1"  # Aggiungiamo queste cose alle
     # opzioni di avvio per rilevare il controller SCSI

  # Sezione per avviare MS-DOS
  other = /dev/hdb1      # Questa è la partizione MS-DOS
    label = msdos        # Diamogli in nome "msdos"
    table = /dev/hdb     # Tabella delle partizioni per il secondo disco



  Una volta modificato il file _/_e_t_c_/_l_i_l_o_._c_o_n_f, come _r_o_o_t si esegua
  _/_s_b_i_n_/_l_i_l_o.  Così si installerà LILO sul proprio disco.  Si noti che
  si deve rilanciare _/_s_b_i_n_/_l_i_l_o ogni volta che si compila il proprio
  kernel in modo da far sì che il boot loader punti a quello giusto
  (qualcosa di cui adesso non ci si deve preoccupare più di tanto, ma
  che è bene tenere a mente).

  Si noti come viene usata l'opzione _a_p_p_e_n_d in _/_e_t_c_/_l_i_l_o_._c_o_n_f per
  specificare i parametri di boot come abbiamo fatto quando si è avviato
  usando il dischetto di boot.

  Ora si può riavviare il proprio sistema dal disco fisso.  Per default
  LILO avvierà il sistema operativo che trova per primo nel file di
  configurazione, che in questo caso è Linux.  Per accedere a un menu di
  avvio, utile per selezionare l'altro sistema operativo, si tenga
  premuto lo _s_h_i_f_t o il _c_t_r_l durante l'avvio del sistema.  Si dovrebbe
  vedere un prompt come questo

       Boot:


  Si digiti qui il nome del sistema operativo da avviare (dato dalla
  riga _l_a_b_e_l nel file di configurazione; in questo caso o _l_i_n_u_x oppure
  _m_s_d_o_s), oppure si prema _t_a_b per avere una lista.

  Facciamo ora il caso che si voglia usare LILO come boot loader
  secondario; si vuole, ad esempio, avviare Linux dal Boot Manager di
  OS/2.  Per poter avviare una partizione Linux dal Boot Manager di OS/2
  sfortunatamente si deve creare la partizione usando l'_F_D_I_S_K di OS/2
  (non quello di Linux) e formattare la partizione come FAT o HPFS in
  modo che OS/2 la riconosca (ringraziate l'IBM).

  Per far sì che LILO avvii Linux dal Boot Manager di OS/2, si deve
  solamente installare LILO nel proprio filesystem di root di Linux
  (nell'esempio di prima _/_d_e_v_/_h_d_a_2).  In questo caso, il proprio file di
  configurazione di LILO dovrebbe essere qualcosa del tipo:



  boot = /dev/hda2
  install = /boot/boot.b
  compact

  image = /vmlinuz
    label = linux
    root = /dev/hda2
    vga = ask



  Si noti la modifica nella riga _b_o_o_t.  Dopo aver lanciato _/_s_b_i_n_/_l_i_l_o si
  dovrebbe essere in grado di aggiungere la partizione Linux al Boot
  Manager.  Questa procedura dovrebbe funzionare pure per i boot loader
  usati da altri sistemi operativi.


  1100..  QQuueessttiioonnii lleeggaallii


  1100..11..  LLiicceennzzaa dd''uussoo ((iinn iinngglleessee))

  This document is copyright 1998 by Eric S. Raymond. You may use,
  disseminate, and reproduce it freely, provided you:


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  ·  Do not omit or alter or omit the version number and date.

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     version.

  ·  Clearly mark any condensed, altered or versions as such.

  These restrictions are intended to protect potential readers from
  stale or mangled versions.  If you think you have a good case for an
  exception, ask me.


  1100..22..  RRiinnggrraazziiaammeennttii

  Un sentito ringraziamento va a Matt D. Welsh, l'autore originale di
  questo HOWTO.  Io ho rimosso molto del contenuto specifico per
  Slackware e ho reindirizzato il resto del documento sull'installazione
  da CD-ROM, ma una parte sostanziale di quel che ha scritto è ancora
  presente.

  La versione 4.1 è stata sostanzialmente migliorata da alcuni
  suggerimenti di David Shao <dshao@best.com>.